« A Napoli ho conosciuto un tipo· simiÌe a Bouvard e l>ecuchet. Ha una fronte goethiana, parla' come uri cicerone che spieghi qualcosa a forestieri, tutto di luoghi comuni, sicuri ma detti con enfasi. Si crede un. genio incompreso, e si crede sdegnoso dei contatti volgari. Tutto il mondo finisce in lui. Professa il cinismo, gli è rimasto qualcosa di nietzschiano o di dannunziano. Vorrebbe scrivere, ma non legge riulla. Così nulla succede poichè egli è assente da tutto. A Napoli, come in gran parte dell'Italia meridionale, basta che un individuo abbia, non dico un' atti tu.dine, ma il -desiderio di una attitudine, per passare nell' ambiente familiare come un genio. Una· ragazza scrive una poesia ed è chiamata tutta la vita 'la poetessa'. E spesso se la fa scrivere dall'amico. Un tale è un mediocre mestierante in un giornale e passa per un tecnico. Un altro coltiva· una sua qualunque sciocca utopia e gode fama di scienziato. Si credono ingiustamente trascurati dalla sorte, o ostacolati da una congiura e camorra ». Non si possono non sottoscrivere considerazioni come queste, poichè si riferiscono ad una realtà umana che non di rado entra nel campo di osservazione di chi vive a Napoli. Dobbiamo viceversa credere ad Alvaro soltanto sulla parola quando egli ci rivela l'esistenza di un tale che cc ha fatto la sua fortuna in un modo singolare. Era l'agente pagatore di una grande società industriale con migliaia di operai. Distribuendo le pagl1e lasciava cadere una moneta che l'operaio si chinava a raccattare. Risollevandosi l'operaio si trovava in mano cinquanta lire di meno. L'agente assicurava di avergliele date. L'altro non capiva com·e potesse averle perdute. Forse in quel momento in cui si chinava. Con questa metodica truffa è sorta una bella villa ridente ». A questo esempio di disonestà spietata e diabolicamente ingegnosa,• si ·contra·ppone l'immagine di un povero che cerca di salvare le apparenze e viene crudelmente smascherato dal caso, come risulta da un episodio di cui Alvaro prese nota nelle prime pagine di Ultimo diario: (< Un napoletano vestito con molta decenza, magari con una eleganza vecchiotta, si curva· a raccattare g_ualcosa davantì a un negozio. Una donna esce gridando che ha perduto il portamonete e accusa l'uomo di averlo raccolto. Corre gente. L,uomo stringe il pugno ostinatamente e non vuole aprirlo. Lo sforzano. Nel palmo della mano aperta l'uomo ha una lunga· cicca di sigaretta ». Come si è detto, la scoperta più sorprendente che Alvaro mostra di aver fatto a Napoli è la insincerità dei napoletani, quella insincerità che così spesso assume la maschera della cordialità: « Nei primi giorni del. mio. soggiorno a1 Napoli - nota lo scrittore in- Quasi una vita - 119 Bibliotecaginobianco
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