« Questi colloqui si svolgono con un .tono cordiale, scorrevole,. tenero. È una bassezza e doppiezza che, nell'atto stesso in cui gioca la sua parte, si fa venire le lacrime agli occhi. Uomini di questa specie, non provano sentimenti, per quanto si dicano sentimentali, ma recitano la parte dei sentimenti, e in questa commedia sono sinceri. Non si aspettano nulla da se stessi, ma sperano tutto da·gli altri, e in ciò è la cagione della loro cautela che si potrebbe scambiare per viltà. Non vogliono lasciarvi, non si sa mai. Mi dicono che a Roma il ·finanziere del giornale scende al tale albergo e consuma i pasti in quella tale trattoria. Io potrei, essi dicono, andarlo a cercare qualche volta ed avere un invito a pranzo da lui. È potente, mi dicono, e un mio parente potrebbe avere bisogno di una sua raccomandazione o di un collocamento presso di lui. Evidentemente sono monete di scambio, proposte di tregua. Così ci si possono fare i peggiori torti reciproci e restare, o fingere di restare, amici ». , Con queste parole lo scrittore apre il discorso sulla insincerità dei napoletani, la scoperta più inattesa che egli abbia fatto nella città. Questa insincerità tuttavia Alvaro non la conda11na quando la scopre in chi vive ubbidendo, di modesto lavoro e magari di paura, perchè egli non ne fa risalire la causa all'indole dei napoletani, come rivela quando scrive: « Ai napoletani e ai meridionali in genere, bisogna parlare con le cautele che s'usano per i pazzi. Sospettosi, pieni di se o dubitanti di se, non tollerano la verità. La menzogna è la lusinga, di cui sono convinti. per _primi e la veste con cui coprono la verità. Sono amari e delusi • prima dèl tempo. Giovani, sono già vecchi di esperienza a causa della crudeltà della loro vita sociale». · Qualunque osservazione faccia\ di qualsiasi aspetto della realtà prenda nota, Alvaro non dimentica mai a Napoli di trovarsi in una città della cui miseria millenaria pocl1issimo si fece per rin1uovere le càuse, cause che negli ultimi tempi si erano aggravate, moltiplicate, per le distruzioni prodotfe dai bombardamenti, per lo scoraggiamerito che aveva invaso gli animi, per la quasi totale estinzione della vita indu~triale della città. Quel presente semb~ava peggiore di qualsiasi passato e forse anche per questo Alvaro dovette notare: « A Napoli ·c'è una malinconia commemorativa. Non si sente parlare che del pa:s- ·sato. Il presente non esiste ». Anche in altre pagine di Quasi una vita Alvaro scrive della « attitudine commemorativa » dei nap<?letani. Lo induce, per esempio, a ri- ·_115 Bib ' tecaginobianco
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