Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

secolo di vita italiana; q·uesto Alvaro diaristico, disilluso ·è talvòlta· -dì.: sperato, m-a sempre ansioso di chiarezza e di verità, è un personaggio del nostro tempo, quanto mai significativo, che non può suscitare per-· plessità. Egli tra·ccia un quadro morale e sociale dell'Italia del dopoguerra; sul quale un virile pessimismo diffonde un'ombra che non nasconde, nè deforma. In questo quadro c'è anche Napoli, una Napoli vista da un uomo che aveva sperato di poter essere utile ad una città la cui miseria antica trovava in lui - meridionale che aveva personale esperienza della miseria - comprensione profonda. Questa speranza si rivelò vana e Io scrittore ne restò profondarr1ente deluso. Anche di questa delusione bisogna tener conto nel comporre con brani ricavati dai due diari, l'imma·gine della Napoli di Alvaro. · - « Non ho la stoffa del martire a meno che non vi sia costretto. Ho cercato di sopravvivere per i miei doveri sociali e verso me stesso, pensando che un giorno avrei potuto dire una parola utile, se non necessaria, secondo l'eterna illusione che assiste uno scrittore. Ho sempre cercato di -evitare la prigio.ne e di farmi uccidere, le occasioni più facili, mi pare, che il nostro tempo offre agli uomini di cultura. Ho cercato anche di non andare in esilio. Non posso vivere lonta110 dal mio paese ... ». Qui, nella prefazione di Quasi una vita, A~varo non tenta di giustificare qualcl1e compromesso che durante il ventennio fascista poteva essere da lui respinto e non lo fu. Sono invece le sue, parole di autocondanna, sia pure non esplicita; un'autocondanna però troppo severa, date le veniali concessioni fatte dallo scrittore al fascismo e dato che Alvaro, se mette sopra un piatto della bilancia quella incapacità di vivere lontano dal suo paese che ·gli impedì di scegliere la via• dell'esilio, non mette sull'altro piatto la rinuncia che seppe fare quando ormai il fascismo non era più cl1e un ricordo e tuttavia in certe circostanze, per uno scrittore, mantenersi indiper1dente ed agire con giustizia non era né facile, né redditizio. Ci riferiamo, scrivendo q·uesto, sopratutto alla esperienza napoletana di Alvaro, un'esperienza che deve essere rievocata con scrupolosità cronistica, perchè possa essere compresa a fondo e valutata con esattezza. Lo scrittore assunse il 7 marzo del 1947 la direzione de « Il Risorgimento-», che era il più importante dei giornali cittadini, iri quel pe~ riodo. Alvaro succedeva a Floriano Del Secolo, il quale si era dimesso in seguito ad un dissidio sorto tra lui e l'amministratore del quotidiano, la cui proprietà, dopo la gestione commissariale, era ritornata di re111 Bibliotecaginobianco

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