Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

letto da: Krusciov nella notte tra il 24 ed il 25 febbraio 1956, e la tragedia ungherese, davano drammatico risalto allo sforzo di autodefìnizione ideologica e politica che allora compievano i socialisti, al loro impegno di misurare la distanza che lì separava dai comunisti. Ma alle vicende internazionali che facevano da sfondo a quel congresso non corrispondeva una disposizione della situazione interna italiana: lo spirito di Pralognan s'era smarrito per colpa di entrambi i protagonisti, socialisti e socialdemocratici, e il PSI, fermo nel rifiuto delle posizioni massimalistiche e di quelle riformistiche, dava l'impressione di cercarsi. Il colpo di stato dell'apparato morandiano, poi, sembrò dare ragione a quanti ritenevano cl1e i socialisti fossero ancora immaturi per un deciso impegno democratico. Sarebbe fuorviante fare adesso il processo al passato e stabilire le responsabilità di ognuno: sta di fatto, però, che allora fu perduta per t11tti un'eccellente occasione di chiarire lo schieramento politico italiano. A Napoli, nel 1959, invece, la corrente autonomistica impegnò la sua battaglia fuori degli equivoci delle mozioni unitarie, ed ebbe perfettamente ragione; polemizzò giustamente contro la vecchia diffidenza massimalistica nei confronti dell'assunzione da parte dei socialisti delle responsabilità di governo, e ricordò che nella società contemporanea, al livello di sviluppo dei nostri tempi, il problema delle riforme si poneva in termini di direzione politica dello Stato. Tuttavia, a questa posizione di principio 110n corrispose un'esatta visione strategica della· lotta politica da condurre, e la cc disponibilità » del PSI per le riforme di struttura restò, in buona parte, una dichiarazione platonica. Oggi invece, tutta la situazione politica italiana è in movimento, sia pure lento e faticoso; oggi il PSI è già inserito in questo movimento grazie appunto alle giunte di centro-sinistra; oggi v'è l'opportunità di approfondire la convergenza sul centro-sinistra per portarla dal piano amministrativo a quello politico e per dare al paese una direzione politica nuova ed innovatrice. Le esperienze degli ultimi due precedenti congressi e le realtà odierne ci sembrano costituire il punto di partenza da cui la maggioranza autonomista dovrebbe muovere nell'analisi della congiuntura attuale e nella· definizione di una politica socialista. Si tratta, in primo luogo, di evitare l'errore di Venezia, l'errore, cioè, di unanimità equivoche, fondate sui pateracchi ideologici e sulla spartizione del potere all'interno del partito, sui buoni sentimenti e sui contrasti di fondo. È ben vero che oggi la questione si pone in termini affatto diversi da quelli di a'llora, e che nesst1no tra gli autonomisti pensa 7 Bibliotecaginobianco ,I

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