Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

ogni addetto erano 3,18 in provincia di Napoli e 4,02 in provincia di Genova. E, in conclusione, la provincia di Genova - con una popolazione pari al 44,63 per cento di quella della provincia di Napoli - aveva un numero di addetti all'industria pari al 108,8% e un numero di HP a disposizione pari al 137,3% di quelli esistenti nell'altra provincia. Infine, per quanto riguarda la distribuzione delle industrie nei vari settori è da notare che, in provincia di Napoli, il complesso delle industrie metallurgiche, meccaniche, di costruzione e installazione di impianti e per la produzione e distribuzione dell'energia elettrica, del gas e dell'acqua (ossia il complesso delle industrie pesanti) comprende solo il 41,65 per cento degli a·ddetti e non più del 56,11 per cento dei HP a disposizione dell'industria di tutta la provincia, mentre in provincia di Genova le due percentuali erano rispettivan1ente del 61,88 e del 66,15 per cento. Ma non è il caso di insistere su elementi che sono già ben noti nel loro insieme e che qui si ripetono in particolare affinchè servano da necessario sfondo allo studio del grado di istrt1zione e del movimento scolastico napoletani. Vale piuttosto la pena di notare quali siano, nelle loro espressioni qualitative e quantitative, le differe11ze in materia di attività economica denunciate dalla popolazione delle singole zone in cui abbiamo diviso la provincia di Napoli. Si osserverà che, analizzando la ripartizione della popolazione residente da 10 anni di età in sù tra popola·zione attiva e popolazione non attiva (cfr. tab. 19) quale risultò al censimento del 1951, le zone a struttura economica più evoluta ha11no una percentuale di popolazione attiva inferiore a quella di a'ltre zone. Si può anzi formare una scala che, secondo la misura di tale percentuale, va salendo dalle zone più evolute a quelle meno evolute. E la stessa conclusione si trae pt1re dall'esame dei dati relativi, in ciascuna zona, a1 numero delle persone a carico per ciascuna unità della stessa popolazione attiva in condizione professionale (cfr. tab. 20). In realtà, come abbiamo già avuto occasione di osserva·re, nelle zone in cui la prevalenza dell'economia e delle attività agricole è maggiore, il numero degli cc attivi >, appare facilmente maggiore anch'esso, poichè nelle famiglie rurali l' « attività » si determina automaticamente appena i fanciulli diventano adolescenti e sono in grado di cc dare una mano• n ai genitori. Le alte percentuali di << attivi » in tali zone non riflettono, perciò, una migliore situazione dell'occupazione, ma, al contrario, un vasto fenomeno di sottoccupa78 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==