Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

seguente e a proposito dei quali verame11te si può dire che tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall'altra. La provincia settentrionale che abbiamo scelta a termine di confronto è quella di Genova: sia per alcuni elementi esterni di somiglianza con la provincia di Napoli (un grande porto con tutti i problemi connessi a tale attività, la prevalenza· di alcune particolari attivìtà indt1striali quali quella siderurgica e meccanica, e così via); sia perchè la provincia di Genova fornisce un termine di confronto, tutto sommato, meno lontano di quello rappresentato dalle province di Torino e di Milano dal punto di vista <lell' « optimum » sia socio-economico che socio-culturale. Nel 1951 la popolazione cc attiva », impegnata cioè i11 attività di Javoro, o in attesa di pri1na· occupazione, risultò in Italia pari al 43,.5 per cento della popolazione residente nel paese. In provincia di Genova tale percentuale fu del 42,3 e i11provincia di Napoli del 34,1 per cento (cfr. tab. 17). La differenza esprime cl1iaramente la debolezza della situazione di lavoro in provincia di Napoli; e vale la pena di ricordare che non solo il caso di Genova non esprime l' « optimum » italiano1 tanto è vero che rimane al di sotto della media nazionale, ma cl1e la stessa media nazio11ale risulta alquanto alta grazie soltanto all'i11cidenza delle campagne 11elle quali la nozione di « attività » è piuttosto relativa. Comunqt1e, si aggiunga ancora che, sul totale della popolazione attiva, il 5,3 in Italia, il 5,9 in provincia di Genova e ben il 9,5 per cento in provi11cia di Napoli risultava jn condizione 110n professionale, essendo in attesa di prima occupazione. St1 ogni t1nità della popolazione attiva in condizione professionale si aveva, pertanto, u11 carico di 2,42 persone jn Italia; di 2,51 in provincia di Genova; e di ,3,23 persone in provincia di Napoli. Della popolazione risultata in condizione professionale il 20,4 per cento era1 dedito in provi11cia di Napoli, alle attività prin1arie: agricoltura', caccia e pesca; con una percentuale pari a un po' meno della metà della media italiana (42,2%), ma un po' più che doppia, a sua volta, della media provinciale genovese (9,3%). Ora è chiaro che, qui il confronto con la media genovese è più significativo di quello con la media' italiana. In una provincia come quella di Napoli, in cui la metà della popolazione vive in un grande centro urbano di oltre un milione di abitanti e un altro terzo vive in centri con oltre quarantamila abitanti il fatto che le attività primarie assorbano u11 quinto di coloro 76 Bibiiotecaginobianco

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