meglio, questa affermazione può però farsi per qual unque politica nostra e di qualsiasi altro Paese. La base di un giudiz io non può quindi essere questa, ma va ricercata in altri elementi. Bi sogna innanzitutto domandarsi se la· politica di sviluppo è stata condotta secondo standards di azione pubblica meno efficienti di quelli conseguib ili nella situazione storica in cui si opera. E questo non si può dire, ch è anzi il continuo sorgere di istituti e di nuovi compiti per i vecchi istituti sta a denotare l'esistenza di un rilevante impulso a migliorare gli standards tradizionali nella nostra azione pubblica per portarli a livell i più elevati, quau sono richiesti da un tipo di attività statale del tutto nuova. Un secondo elemento di git1dizio è dato dal fatto che non sono state scartate linee di azione che erano state tempestivamente proposte e che, se adottate, avrebbero dato risultati del tutto div ersi da quelli che stanno innanzi a noi; ora, per meglio chiarire il mio pensiero su questo punto, aggiungerò che non credo che un simile g iudizio positivo si potrebbe dare in altri campi importanti della nostra v ita· nazionale: cito acl esempio il problema dei plusvalori formatisi sulle aree fabbricabili, o il problema della scuola o quello della ricerca s i ntifìca o altri problemi ancora. A conforto di questa· valutazione di carattere gene rale, io sento di dover portare una· testimonianza personale. Vi è certamente nel mondo un interesse diffuso e crescente per l'azione cl1e si svolge nel Mezzogiorno; ed io mi rendo conto quando parlo d ei 11ostri problemi fuori del nostro Paese, nelle sedi più disparate, che qu esto interesse non deriva solo dalle cose da noi scritte o dette, ma anch e dalle cose fatte o che si vanno facendo. Ed è di queste realizzazioni che si vuol oggi ragionare, non di quelle peraltro ammirevoli, cl1e si fanno nei Paesi ricchi sotto la pressione delle correnti cosiddette p rogressive di qu i Pa·esi. Ed è del tutto comprensibile che l'esperienza e il contribu to di quelle correnti di pensiero non siano utilizzabili in quella vasta parte del mondo che è rimasta povera e dove il pensiero occidentale è stato messo sulla difensiva dalla grandiosa esperienza del mondo comunista. Non a: torto è stato osservato che non vi è scioccl1ezza che gli esperti progressivi di nazioni riccl1e non abbiano proposto p er il progresso dei Paesi poveri; d'altra parte è inevitabile cl1e gli istituti e le concezioni anche molto progredite che reggono le società ricche sollevino un interesse molto limitato nei Paesi poveri, dato che press o le società ricche non si pone affatto il primo e fondamentale problema dei Paesi poveri: il problema dell'accumulazione di capitale. 57 I Bibliotecaginobianco
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