Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

dell'odio dei capitalisti che li fecero ammazzare dopo a,,erli a ngariati e perseguitati perchè disinteressatamente difendevano i diritti de l popolo come sempre accade ecc. Non parliamo poi di ciò che può capitare quando si voglia sfruttare per il medesimo fine la letteratura it aliana' o la storia della filosofia. Vogliamo dunque abolire ogni insegn amento storico, anzi umanistico, per paura di qualche fazioso? Vogliamo concludere che avevano ragione i sovrani assoluti quando proibivan o ogni insegnamento storico? Vogliamo ripetere con quel generale fra nchista, « Quando sento parlare di cultura metto subito mano alla pist ola )>? Quanto la libera democrazia abbia fragili basi nella coscienza de lle stesse classi colte italiane lo dicono episodi come questo. E inv ece bisogna ripetere, anche se è già stato detto molte volte, che il miglior modo per eliminare errori ed eccessi nel campo del pensiero e della cultura non è già il vietare che se ne parli, ma il discuterli e il combatterli con la parola e con lo scritto, con l'arma della ragione, e non già ricorrendo per maggiore comodità al soccor o del braccio s ecolare, come fanno i reazionari di tutti i tempi e di tutti i climi. La discu ssione che na·sce dalla divergenza~ è, per la civiltà dell'uomo la vita; l'uniformità (e il silenzio che dell'uniformità è la forma più perfetta) è la morte: cerchiamo .di non dimenticarlo mai. Vediamo ora le risposte al questionario. Decisamente favorevole è il prof. Andreazza, preside del Liceo Scientifico cc Nievo » di Padova: « Per me è giusta la decisione del Ministero; io non ho l'intenzione di discuterla minimamente ». Pure favorevole è il prof. Seneca, docente di storia moderna in quella Università; egli ritiene « opportuno anzi necessario » l'insegnamento del periodo storico della Resistenza, sia perchè attualmente cc i giovani non sono al corrente di questo fenomeno storico », sia perchè le disposizioni del ministro Bosco prescrivono ormai lo studio della storia delle due guerre mondiali « e se noi studiamo queste due guerre, tanto più si dovrebbe studiare il periodo più vicino a noi. Quindi o si abolisce tutto il p eriodo dal 1918 a oggi, appure si insegna anche il periodo fascista e il periodo della Resistenza» (il prof. Seneca ha insomma sottolineato l'assur dità di eliminare dall'insegnamento il solo periodo della Resistenza, la sciando tutto il resto: la qual idea di eliminazione «limitata» si commenta da sè). La risposta più chiara e più impegnativa a favore dell'in segnamento della storia della Resistenza l'ha data il prof. Tito Co gliolo, preside dell'I.T.C. « P. F. Calvi» : « ... ho la sensazione che i giovani di oggi si trovino ideologicamente un po' sbandati, cioè sten tino a trovare quella che può essere la loro via, hanno cioè dei problemi molto complessi che stentano oggi a risolvere. Quindi il portare ai g iovani l'esposizione di quello che è accaduto in quegli anni ~otrebbe, forse, essere un modo di dare loro un certo orientamento »; per quanto riguarda l'imparzialità degli insegnanti, « nella scuola - e questo non solamente da oggi - ci sono sempre stati dei docenti che erano capaci e adatti all'insegnamento e altri che lo erano meno o per incapa cità o per cattiva volontà »; il dovere dell'insegnante è « di obiettivamente 49 Bibliotecaginobianco

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