Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

nelle scuole medie, ma nell'università, bisogna attendere le riforme di Carlo Alberto del 1846). I liberali,· partendo dal presupposto che per partecipare alla direzione della vita pubblica resa possibile dall'introduzione del suffragio elettorale bisognava conoscere il modo in cui si viveva, cioè le vicende storiche recenti e i valori da quelle messi in luce vollero che la storia recentissima fosse studiata nelle scuole medie, ' e poi anche nelle elementari. Fu allora che i reazionari, non avendo il coraggio di chiedere che nelle scuole dell'Italia libera e unita si facesse l'apologia degli Stati regionali e dei regimi assoluti e polizieschi, si rifugiarono dietro le preocct1pazioni ... pedagogiche, prospettando il pericolo che l'insegnamento cc di un fatto storico tanto controverso quanto oscuro » qual' era quello del Risorgimento riaccendesse « le antiche polemiche ecc. ». E si tirava fuori (e sarà tirata fuori finchè ci saranno codini al mondo) l'altra preoccupazione ... pedagogica: i professori « riusciranno a narrarci la storia degli t1ltimi anni, corr1pletamente lontani da passioni e dolori scaturiti da questo perjodo? ». Siamo qui di fronte alla completa ignoranza di che cos'è la storia, e di come la si deve insegnare perchè riesca formativa. C'è l'ingenua credenza, e IJiÙ che ingenua puerile, che esista la cc verità storica » scodellabile i11 modo univoco e una volta per sempre, ad uso e consumo di chi vuol saperla. È questa, in realtà, la cc verità storica » che piace ai regimi assoluti e alle società impregnate di spirito conservatore: i quali hanno tutto da perdere dalla libera discussione e dalla molteplicità delle opinioni. Ma scientificamente questa cc verità storica » non esiste: esistono le cc verità >> dei singoli storici, dei singoli individui che vogliono rendersi conto e valutare u11fatto del passato. È lecito parlare di « verità storica » solo in sede pratica e non in sede teoretica, a proposito del materiale erudito di cui ci si serve, materiale che non deve essere scientificamente f alsifìcato da parte dello storico (che in tal caso non è più uno storico ma un propagandista politico, e per giunta di bassa lega). Ma non può esservi cc verità storica » a proposito di valutazioni storiche, che sono in relazione con la concezione del mondo propria di valuta. Del resto ciò vale per qualunque disciplina umanistica e per qualunque periodo storico: anche nella critica letteraria non esiste la « verità storica' » sol che si pensi alla poca co11siderazione di cui ha goduto Dante per alcuni secoli, fino al '700, e alla sua cc scoperta» (cioè differente valutazione ispirata dalla nuova spiritualità e mentalità delle generazioni nuove) prima da parte del Vico e poi dei critici romantici. l -~ Qual' è dunque il compito della scuola? come dev'esservi insegnata la storia? (quella antica e recente, e di qualsiasi tipo: politica o filosofica o letteraria). Ma è stato detto e scritto da tempo, in Italia e all,estero, in libri e in riviste, dai più insigni pedagogisti che si ispirano ad una concezione democratica e liberale della società: l'insegnante deve insegnare « criticamente » la sua materia, cioè allenando lentamente gli allievi all'analisi, al ragionamento, alla discussione, in modo da convincerli che nelle discipline umanistiche non e' è « verità » definitiva, aristo46 Bibiiotecag inobianco

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