P.I. non ha risposto. Ne consegue, dunque, l'incertezza da parte dei giovani nell'affrontare questo periodo, in quanto i padri potranno inculcare ai figli una diversa interpretazione del periodo stesso. Come accetterà il giovane queste affermazioni? Si atterrà alle parole del suo Professore oppure a quelle di suo padre? Può darsi allora che i giovani, ricordando questi episodi e spinti da diverse interpretazioni, che troppo si distaccano dalla realtà storica, ricomincino ad odiarsi e la serenità scolastica, che fì110ad ora non era stata mai scalfita, venga ad essere schiantata contro lo scoglio delle passioni umane. Proprio ora che la nostra Patria va riprendendo un posto preminente nell'ambito delle nazioni del mondo, proprio ora cl1e le nostre menti sono educate all'amore fraterno, noi giovani non vogliamo che speculazioni politiche ci dividano: perchè noi abbiamo bisogno di pace, di sere11ità, di tranquillità, elementi essenziali per svolgere un lavoro sosta11zioso a vantaggio nostro e della nostra Patria » . Par di leggere il discorso di un centurione della milizia o di un federale fascista prima del 1935, prima cioè che il regime desse fiato alle trombe di guerra. Ancl1e allora ci si preoccupava che, proprio ora che la Patria stava riprendendo un posto preminente ecc., le speculazioni politiche dividessero i giovani; anche allora jl duce e i gerarchi erano convinti che gl'italiani avessero bisogno cc di pace, di serenità, di tranquillità », e per assicurargliela facevano bastonare quelli che non la pensavano come loro, costringevano all'esilio gli spiriti liberi, privavano della cattedra i professori universitari che non si acconciavano alla servitù del giuramento di fedeltà al regime, e facevano insegnare in tutte le scuole « la verità storica », compresa quella sulla marcia su Roma. Allora i giovani non erano cc divisi » perchè, se qualche studente avesse mostrato di non pensare come voleva il governo, avrebbe corso il rischio dell'esclusione perpetua dalla sct1ola e peggio; così tutti erano uniti in nome del credere, obbedire, combattere. A forza di godere pace, serenità e tranquillità gl'italiani un bel giorno si trovarono in guerra prima con l'Abissinia, e poi con mezzo mondo, dalla parte di Hitler, con l'esito che tutti sanno. Se le ultime righe sono degne di un centurione ante 1935, le prime potrebbero invece essere scritte da uno schietto borbonico, all'indomani dell'unità. È noto infatti che i liberali (quelli d'allora, che erano progressisti) avevano la pessima abitu,dine di propugnare, tra le altre cose, l'insegnamento della storia patria :fino ai loro gior~i, per mettere i giovani al corrente del mondo in cui vivevano. Fu una memoranda battaglia, durata parecchi decenni, a partire dalla Rivoluzione Francese. Prima, in quasi tutti i •paesi retti a regime assoluto, si studiava solo storia greco-romana, come materia meno suscettibile di dare fastidi alla polizia; tutt'al più si studiavano i fasti della famiglia regnante (ma neppur sempre questo: per es. nel Piemonte del '700 persino lo studio della storia cc patria», cioè sabauda, a livello, diciamo così, scientifico era consentito solo agli elementi politicamente sicuri; l'accesso agli archivi era vietato ai non graditi; per trovare una cattedra di storia non 45 Bibiiotecaginobianco
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