Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

brarono esagerate perché pensarono che dopo dieci anni di attività della Cassa tutto fosse pronto per il secondo tempo. I fatti dimostrano invece che si è ancora lontano dall'aver raggiunto gli obiettivi, in fatto di infrastrutture, e che la Cassa ha ancora molto da fare, in questo settore. Ma non basterà soltanto l'opera della Cassa se gli organi statali periferici, i Comuni, le Province, le Camere di Commercio, gli istitu~i bancari, le stesse associazioni degl'industriali, non coordineranno la loro azione, in modo da poter accogliere nella miglior maniera chi viene ad investire denaro nel Sud, e da facilitargli tutte le sue attività, specialmente agli inizi. E qui torniamo alla nostra proposizione primitiva, cioè alle leggi, che sembrano così ben fatte, ma che in pratica non ricevono alcuna applicazione e che tante volte restano lettera morta. È ciò che succede per le cosidette aree di sviluppo industriale, previste dalle leggi 634 e 555 già citate e che possono essere costituite dai Consorzi degli enti interessati. Un Consorzio di tale specie, come si sa, ha il compito di eseguire, migliorare e gestire le opere di attrezzatura, quali gli allacciamenti stradali, e ferroviari, gli impianti di approvigionamento di acqua e di energia elettrica, le fognature, ecc., nonché di acquistare i suoli e cederli in locazione o rivenderli ai privati per l'impianto di nuovi stabilimenti. Inoltre tale Consorzio può assumere ogni altra iniziativa ritenuta t1tile per lo sviluppo industriale della zona. Ma, in effetti, son passati quasi quattro anni dalla prima legge e fino a qt1esto momento non ci risulta che sia stata attrezzata qualche area di sviluppo industriale o sia110molti i consorzi costituiti; tutto quel che si sa è che c'è chi studia la questione. Ciò significa che non vi è ancora nessun piano organico di coordinamento delle varie attività, che ogni privato, sul primo suolo libero che incontra, comincia subito a costruire, che gli enti pubblici continuano a disinteressarsi di tali iniziative. Anarchia completa, si dovrebbe dire, se non fosse per alcune oasi, dove invece, proprio perché vi è stato coordinamento tra gli enti interessati e i privati, lo svil11ppo industriale si è avuto in maniera organica e ordinata. Un esempio probante ce lo offre Catania: in questa città è stata creata la Zona Industriale nel vero senso della parola. In un vasto terreno, alla sua periferia, sono stati approntati tutti i servizi necessari: strade, reti telefoniche, impianti elettrici, acquedotti, fognature, ecc., in maniera che ognuno può scegliere il suo appezzamento e provvedere a costruirvi sopra il suo stabilimento. Di più: all'atto della scelta, egli già sa quanto pagherà tale terreno e lo sa in modo definiti'Co, senza essere soggetto a successivi massacranti giudizi. Tutto ciò in sostanza, significa che nel giro di poche ore l'impren·ditore può già stipulare e sottoscrivere il contratto e incominciare subito dopo la costruzione del suo stabilimento. Questo succede a Catania e in poche altre città del Meridione. A Napoli, no, a Napoli, tutto è ancora allo stato brado e impiantare uno 42 Bibiiotecag inobianco

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