annunci legali della provincia e disponendo per il deposito dello stesso presso l'albo comunale. Tutto sin qui sembra facile, fin troppo facile, ma il difficile viene dopo. I proprietari, infatti, possono accettare per iscritto la somma offerta quale indennità di espropriazione e in tal caso il Prefetto può emettere il suo decreto definitivo. Nel caso però che non vi sia accordo tra le parti, tale indennità dovrà essere determinata da uno o più periti, nominati dal Presidente del Tribunale, con spese a carico dell' espropriante. Il referto dei periti può tuttavia essere impugnato davanti alla autorità giudiziaria, con ricorsi e controricorsi in appello, fino ad arrivare in Cassazione per il giudizio finale sull'importo effettivo della indennità stessa. Ora proprio questo è successo al gruppo italo-svizzero in esame: esso svolse tutte le pratiche necessarie in prefettura e fissò il prezzo, di intesa con il Provveditorato alle Opere pubbliche, quale indennità di espropriazione sulle 300 lire al metro quadrato, per cui ne venne fuori una cifra totale di circa due milioni di lire. Nel frattempo aveva ottenuto il finanziamento dal Banco di Napoli per un importo di cinquanta milioni, che sarebbero dovuti servire per l'acquisto di alcune macchine, ma purtroppo buona parte di tale somma se l'è ingoiata il terreno. Infatti il prezzo dell'indennità è andato sempre pill salendo man mano che la' controversia, sorta nel frattempo con gli espropriati, veniva giudicata dai vari organi sopra specificati, finché il prezzo definitivo fu fissato in quasi quattro mila lire al mq., con una spesa totale di circa venticinque milioni. Ma le traversie non erano finite: dopo la costruzione lo stabilimento improvvisamente cedette, giacché il terreno sul quale era stato costruito era molto friabile e inquinato dalle acque. Di chi la colpa? Certamente, si dirà, dell'impresa· costruttrice, ma questa sostiene che c'è stata anche colpa di un certo consorzio di bonifica esistente nella zona che non aveva provveduto al regolare discarico delle acque ivi stagnanti. Fatto si è cl1e i dirigenti dello stabilimento furono costretti a spostare subito i macchinari già installati e nello stesso tempo a sottoporsi ad altro giudizio, con altre spese ed altra perdita <li tempo. Contemporaneamente altre difficoltà sorgevano per gl'impianti di energia elettrica, dei telefoni, delle fognature, dell'acquedotto, dei vari servizi insomma, che venivano a costare altro denaro ed altra perdita di tempo. Ed infine furono costruite le strade adiacenti al fabbricato, ma il Comune, contrariamente a quanto era stato previsto in una sottospecie di pia110 regolatore, le impostò in modo tale che lo stabilimento si ritrovò molto al di sopra del loro livello. Questo fatto ha costretto i dirigenti ad altre successive opere, per adeguarlo a tale livello, onde permettere il libero e facile transito degli automezzi. Adesso finalmente, fatti i debiti scongiuri, lo stabilimento funziona e promette di andare avanti con buone prospettive: merito soprattutto di un ingegnere napoletano che lo dirige e che ha dovuto lottare 40. Bibiiotecaginobianco I
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