sullo sviluppo di tali istituti, che rischiano di copiare i vecchi criteri bancari, fanno infatti parte proprio di quella tale ormai communis opinio che deve presiedere a tutta la politica meridionalistica, in tuttj i suoi settori. Ma purtroppo detta opinione, pur essendo communis, all'atto pratico, si rivela tale soltanto nella mente del legislatore o degli studiosi. Un recente caso accaduto ad un gruppo italo-svizzero ch'era venuto nel Sud, anzi a Napoli, a creare un nuovo stabilimento industriale è infatti istruttivo a tal proposito. Noi non diremo il nome di questa nuova industria, per i soliti motivi comprensibili, come usa dire, ma perché crediamo che al lettore interesseranno i fatti nella loro cruda realtà, e non anche i protagonisti trovatisL purtroppo per loro, al centro di questo strano caso. Ed ecco qui, i fatti. In una zona orientale della città, già un tempo paludosa, sono sorti negli ultimi tempi molti stabilimenti di più o meno grande importanza, tanto che essa è diventata zona industriale, a dispetto o all'insaputa delle stesse autorità comunali. Tra questi stabilimenti è anche quello di cui noi ci occupiamo: esso sorge su un'area di circa settemila metri quadrati ed occupa attualmente una ventina di operai e produce dei manufatti di alta precisione, che ne fanno sia pure in piccolo, uno dei più moderni in Europa. Perché però lo stabilimento sorgesse, i suoi dirigenti l1anno dovuto superare enormi fastidiose difficoltà, cozzando contro gl'interessi privati e il disjnteresse delle varie autorità. Qui occorre fare ancora una piccola premessa. Come si sa, con l'art. 4 del decreto legislativo del C.P.S. 14-XII-1947 e con le successive leggi n. 634 del '57 e 555 del luglio '59, si dà la possibilità ai privati di far espropriare i terreni e i fabbricati occorrenti per la costruzione di nuovi impianti industriali o per l'ampliamento o la trasformazione di quelli esistenti o per la creazione di aree industriali. Infatti per l'art. 4 della prima legge citata, le opere occorrenti per l' attuazion delle iniziative industriali nelle aree depresse sono dichiarate di pubblica utilità e pertanto si può procedere all'espropriazione dei suoli occorrenti, osservando in proposito le disposizioni della legge 25-6-1865, n. 2534. E qui già incomincia a cascar l'asino perché per una legge moderna negli scopi e nell'attuazione, ci si rifà ad una antica, dalla complessa e macchinosa procedura. Ecco infatti a cosa va incontro un <e espropriante » . Prima di tutto deve presentare al Prefetto della Provincia, nel quale vuole operare, la domanda di espropriazione, insieme al piano particolareggiato di esecuzione, descrittivo di ciascuno dei terreni, con l'elenco dei proprietari di questi e nella stessa domanda deve indicare il prezzo che egli offre per l'espropriazione. Il Prefetto, dopo l'esame della domanda e del progetto, può immettere temporaneamente in possesso del terreno l'espropriante, comandando la pubblicazione del suo decreto sul foglio 39. Bibliotecaginobianco
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