Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

insomma, quella prova di forza che gli ultras avevano inscenato il 24 gennaio, e disse che si sarebbe recato in Algeria noncurante del fatto che dall'altra parte del Mediterraneo gli fosse stato risposto che sarebbe stato atteso. Fu in realtà quando scoppiarono i disordini a.d Algeri, il 9 dicembre, che ci si accorse che la situazione era radicalmente mutata: forse era vero che al comando in Algeria non tutti gli alti ufficiali erano d'accordo con De Gaulle e la sua politica, ma i soldati di leva si mostravano abbastanza imparziali. Forse era vero che gli ultras erano potenti, ma quando i musulmani scesero dalla casbah - per la prima volta spontaneamente - lo fecero preceduti dalle bandiere del F.L.N. e lanciando lo slogan della « Algeria musulmana», che andava ad aggiungersi a tutto l'arsenale di slogans sulla « Algeria francese n, « Algeria algerina » e « Algeria nuova » cui era successivamente ricorso De Gaulle dal 1 ° giugno 1958 al 4 novembre 1960. Si trattava, in sostanza, di sfruttare la nuova situazione, applicando decisioni energiche che, per di più, potevano essere fulminee, potendosi ritenere che fossero già state cc pensate » nel corso dei due anni e mezzo che separavano l'ascesa al potere di De Gaulle da quel momento favorevole. Ormai, però, si era lanciata l'idea de] referendum ed era giocoforza attendere il respo11so popolare: il « si » sarebbe equivalso a una nuova cambiale in bianco dell'elettorato a De Gaulle per dargli modo di far fì11ireal più presto il dramma della Algeria che è una voragine che divora tutto - vite umane, denaro, prestigio della Francia, coesione tra i francesi - il « no » avrebbe causato il ritorno di Cincinnato alla terra. Si è avuto il « si ,, e il generale, contento, dopo aver digerito quindici milioni di pareri simili al suo, compiaciuto, sembra apprestarsi ad affrontare un nuovo periodo di letargo. Tutt'altro che in letargo, invece, dopo la « sorpresa » del ref erendum, sembrano gli ultras, ormai divenuti esperti nel complottare, e certi militari, ormai abituati a tener bordone ai primi. Ci si chiedeva, alla fine del mese scorso, a Parigi, se per caso le dimissioni di Challe dalla carica di comandante del settore Centro-Europa della N.A.T.O. e la sua richiesta -di essere collocato a riposo prima dei limiti d'età - ufficialmente motivata da ragioni di famiglia, ma in realtà provocata da allergia alla politica algerina -del capo dello Stato - non dovessero essere i] segnale di una serie di analoghe decisioni da parte di un certo numero di alti ufficiali, specie di quelli in servizio effettivo e permanente in Algeria. Ci si chiedeva anche se la reazioni di Tunisi a un incidente di frontiera verificatosi intorno al 26 gennaio - ingiustificata in sè visto 11 numero di incidenti analoghi sui quali Tunisi ha passato la spugna negli ultimi mesi per non compromettere non solo le buone relazioni con Parigi, ma le speranze di soluzione in Algeria che sono l'unica spiegazione plausibile delle buone relazioni - non fosse in realtà un campanello d'allarme in· previsione di un altro Sakiet che varrebbe automaticamente a rimettere tutto in questione una volta ancora. De Gaulle ha i suoi ultras e Ferhat Abbas ha i suoi duri. Nè l'uno nè l'altro riescono a controllare ciascuno i propri. Questo ·e tutto il resto dovrebbero far 37 Bibiiotecaginobianco I

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