Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

i contatti diretti alla ricerca dell'armistizio. Gli algerini accettarono pensando di poter sormontare tutti quei divieti una volta sul posto, ma non vi fu verso: il negoziato fallì, e gli emissari tornarono a Tunisi. La mole .delle speranze sollevate dall'annuncio del negoziato venne esattamente valutata constatando la vastità della delusione che seguì l'annuncio del suo fallimento. Si disse che una nuova epoca di guerra a oltranza era stata aperta a Melun, località a una cinquantina di chilometri da Parigi prescelta per tenere al riparo gli emissari del F.L.N. Ft1 allora che si cominciò a dire che De Gaulle aveva le mani legate, che non poteva trattare liberamente, che non poteva affrontare nello stesso tempo la frazione oltranzista della popolazione di Algeri - che tiene praticamente le redini della situazione nelle città - e la frazione dell'esercizio favorevole agli ultra - che tiene in pratica le leve del comando. La prospettiva di un nuovo putsch valeva a frenare chiunque: anche il generale. La cosa, presentata così., era verosimile, ma ora ci si chiede fino a che punto fosse fondata. Dopo d'allora si è fortu11atamente registrata una grande evoluzione nella questione algerina. La guerra è proseguita come al solito, con i suoi morti, le sue distruzioni. Nelle prigioni francesi la ghigliottina ha ripreso a funzionare, mietendo teste di ribelli. Il Fronte di liberazione algerino ha annunciato che avrebbe fucilato due prigionieri di guerra, i soldati Le Gall e Castera il che provocò un'enorme ondata di indignazione in Francia, com'è logico e com'era previsto dagli algerini. E finalmente, il 4 novembre, il generale parlò ai francesi: ·disse loro, tra l'altro, che la situazione non era nera come sembrava, che anzi era tanto migliorata, che la Francia si sarebbe quasi potuto permettere di annunciare una tregua unilaterale; disse di essere stato po1tato al potere per risolvere il dramma algerino e che lo avrebbe risolto ancl1e se in realtà durava da centotrent'anni, che per risolverlo non avrebbe ceduto davanti a nulla nè ad alcuna pressione, che sarebbe eventualmente ricorso a una consultazione diretta dei francesi; disse che la Repubblica Algerina sarebbe forse esistita un giorno, anche se per ora non se ne poteva parlare. Poi la televisione si spense, e si attesero le reazioni. Furono preoccupanti, perchè sorde. I musulmani d'Algeria, certo, non fiatarono, come al solito, e i dirigenti del F.L.N. ammisero che « qualche cosa di positivo » nel discorso del generale c'era; Tunisi lodò, gli sforzi di Parigi per distendere l'atmosfera, ma si cominciarono a raccogliere voci sull'ostilità di certi ambienti dell'esercito all'idea della .tregua unilaterale - che avrebbe permesso al F.L.N. di recuperare le posizioni perdt1te mentre l'esercito ri1naneva inattivo, come se le « posizioni » in una guerra insurrezionale si perdessero e si guadagnassero stil terreno, anzichè negli animi - e sulle intenzioni dègli attivisti di ripetere il « colpo >> del 24 gennaio - come se si potessero indefinitamente ripetere gli stessi gesti e come se non fosse stato evidente che il 24 gennaio non era già più il 13 maggio. Allora de Gaulle, raccolte le voci, indisse il referendum così come si lancia ·una sfida. Provocò egli stesso, 36 Bibiiotecaginobianco

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