Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

che avevano predicato per il «si» e di quelle che· avevano combattuto per il « no n. Tutte, più o ·meno, tendevano a dire che ormai la volonttà dei francesi era chiara e che il generale aveva i mezzi atti a svolgere la sua politica (Jacques Soustelle), che era una pazzia di cui frances i stessi si sarebbero accorti in seguito (Georges Bidault), ma che si trat tava in sostanza del trionfo della ragione (Guy Mollet) e che grazie alla fiducia massiccia dei francesi, il dramma algerino poteva considerarsi avviato alla sua soluzione (Jean Richard, segretario generale dell'UNR). Vi fu una settimana quasi di euforia - forse il termine non è rigoros amente esatto e bisognerebbe dire che per una settimana tutti, partigia ni del « si » e partigiani del cc no », tranne i partigiani dell'Algeria francese, vissero in una strana atmosfera che respingeva i secondi a ral legrarsi quanto i primi per i risultati del referendum volendo i secondi giungere alla fine della guerra attraverso il « no » e l'instaurazione della VI Repubblica, e i primi giungere alla realizzazione della pace attrav erso il «si» e il mantenimento della V Repubblica - ma poi tutta l'eu foria si trasformò in ansia spasmodica quando da Tunisi giunse il comunicato del G.P.R.A. rilanciante l'idea dei negoziati, e la contentezza d ivenne parossismo quando il consiglio dei ministri francese rispose e ducatamente a un'offerta della « organizzazione esterna della ribellione » che in altri tempi - non lontani, anzi ancora recentissimi - avrebb e semplicemente ignorato. Da allora le cose sono proseguite a singhiozzo, con la doloro sa tensione di chi spia il minimo gesto, il minimo movimento, il minimo battere di ciglia dei due avversari, per trovare di che alimen tare le proprie speranze senza, purtroppo, riuscirvi. Se è vero che nell a settimana successiva la proclamazione dei risultati del referendum questo ha agito da anestetico (la vita politica francese si è pressocl1è ferma ta nelr attesa delle decisioni che si ritenevano pronte, immediate, radic ali, e gli stessi europei oltranzisti di Algeri sono parsi toccati dalla bac chetta magica di una· fata - o una strega, sempre a seconda dei punti d i vista), la settimana dopo ci si è cominciati a chiedere che stesse aspettando il generale, e ora ci si guarda intorno smarriti: non aspetta nulla, o allora non si capisce che cosa aspetti. È vero che forse i contatti segreti sui quali tutti contano e ai quali in capo a sei anni e tre mesi di guerr a tutti attribuisco110 virtù straordinarie, sono in corso, ma a vivere di spe ranze ... Non poche speranze si nutrirono già il 13 giugno 1960 quando il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina rispose all'offe rta di negoziati diretti fatta da Parigi dicendosi pronto a inviare nella c apitale francese due emissari in veste di plenipotenziari per discutere su basi di eguaglianza con rappresentanti del governo francese. Parigi n on accettò queste condizioni e disse che avrebbe vietato i contatti dei due emissari non solo con Ben Bella e gli altri quattro membri imp ortanti della insurrezione algerina detenuti nella fortezza di Aix, ma anche con la stampa. Non solo: ma avrebbe anche rifiutato di trattare su bas i di eguaglianza con gli emissari del F.L.N. Non solo: ma avrebbe anche riliiutato di sollevare la questione politica, volendo limitare stretta mente 35 Bibliotecaginobianco

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