Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

di Murri o di Sturzo, come per quelle successive: Webster ha scritto alcune pagine fini, e, almeno per me, nuove, sulla polemica contro il fascismo, ed anche contro quei cattolici che col fascismo collaboravano, già nel 1939-40, di La Pira e del suo gruppo fiorentino, ed ha accennato all'ansia evangelica di giustizia, che v'era in quella polemica. Pure, attraverso una tale ansia religiosa di bene non si compiva perfettamente la riconciliazione con l'esigenza liberale moderna, ma piuttosto si tentava di scavalcarla. Se questa riconciliazione, per La Pira e per altri suoi amici, è avvenuta, è avvenuta parecchio più tardi del '40, in seguito ad altre esperienze, e si potrebbe dire addirittura che è stata piuttosto forzata che voluta. Del resto, non è un caso che la più progredita storiografia cattolica, soprattutto straniera, comincia finalmente a porre in rilievo l'equivoco delle dottrine sociali della « Rerum Novarum », che fino ad ieri si ricordavano solo per esaltarle. Webster documenta sufficientemente la collusione tra la Chiesa e il movimento fascista e la collaborazione al fascismo dei clerico-moderati e di altri ambienti cattolici, come quello dell'Università del Sacro Cuore (il cui rettore, com'è noto, si fece addirittura teorico e propagandista del razzismo); e documenta, altresì, la resistenza antifascista di altri gruppi cattolici, di quello milanese di Malvestiti, di quello fiorentino di La Pira e di quello romano, che si raccoglieva in Vaticano e di cui De Gasperi era la figura più eminente ed il leader. E, come si è già accennato, quest'ultima è la parte più originale del libro: appunto da questi gruppi e dai quadri che l'Azione Cattolica era venuta preparando dopo il '29, soprattutto tra i giovani laureati, nasce la Democrazia Cristiana, le cui fortune elettorali e politiche si sono accennate di sopra. È servita questa lunga e travagliata esperienza ad assicurare quel valore dell'autonomia dell'azione politica dei cattolici, cui tanti militanti e dirigenti hanno aspirato come ad una conquista fondamentale? Certamente questa è una domanda che non va fatta allo storico; ma altrettanto certamente si deve dire cl1e tra le ragioni cl1e tennero per tanti decenni i cattolici in una posizione di rifiuto dello Stato liberale nato dal Risorgimento, in opposizione di regime, e che più tardi condussero alla crisi del Partito Popolare, vi fu, principale, proprio questa dell'assenza di un'autonomia dei gruppi politici cattolici. Assenza che era, poi, l'espressione, sul terreno politico pratico, del rifiuto del liberalismo e delle sue istituzioni storiche, in quanto incompatibili con la civiltà religiosa del cattolicesimo. Alla miopia politica di qualche pontefice si aggiunse questa incompatibilità o diffidenza dottrinaria, la quale paralizzava, anche negli uomini più intenzionati a tesistere, la capacità di resistenza a quegli ordini di Roma che apparivano ed erano assurdi e colpevoli. [V. DE C.] (Hanno collaborato alla Cronaca libraria: Alberto Sensini, Enzo Colino, Nicola Tranfaglia, Vittorio de Caprariis). Dir. Resp.: F. Compagna• Segr. Red.: R. Cappa - Stampa: L'Arte Tipografica, S. Biagio dei librai, 39 Napoli Spedizione in abbonamento postale, Gruppo III - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Napoli ·. 1324, 21 6 gennaio 1960 • Printed in Italy • Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica riservati. l manoscritti anche non pubblicati non si restituiecono. Bibiiotecaginobianco

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