Il seguito degli avvenimenti in Algeria occupa gli ultimi tre capitoli nel volume di Debatty. Ma si tratta di una documentazione in cui soltanto dì rado l'autore presenta qualche dato o qualche particolare inedito, in maniera tale da richiamare l'attenzione del lettore sui pericoli della situazione africana, sull'improvvisazione della politica colonialista, sulla estrema disgregazione o meglio ancora, per usare una felice espressione di Maurice Duverger, « sulla alienazione politica » esistente nella meh·opoli. La visita di Soustelle, le imprese di Lagaillarde, l'intervento di De Gaulle sono rievocate attraverso resoconti di giornali francesi di opposte tendenze, anche se cc Le Monde », per la esemplarità dei suoi servizi, ha un posto d'onore quasi in ogni occasione. In fin dei conti il racconto non aggiunge molto alla bibliografia amplissima che si è ormai formata sulla guerra d'Algeria e sul 13 maggio.Dove invece Debatty propone una nuova visione degli avvenimenti e il li.bro acquista ancora il mordente e l'interesse di una scoperta è nella critica, condotta sempre sulla base di precise risultanze storiche, dell'opera di governo, dei comitati di salute pubblica o meglio del loro insiedamento e della loro attività fino all'arrivo di De Gaulle. Senza soffermarci sui dissidi sorti tra i vari comitati e sulla complicatissima articolazione e divisione di poteri di essi, non possiamo fare a meno di segnalare un brano sulla partecipazione dei mussulmani al Comitato di Salute Pubblica di Algeri che è riportat0 dal numero del 25-26 maggio 1958 di cc Le Monde». cc Quelle est - si domanda l'articolista J. Lacouture - la part des M usulmans dans le nouvel organisme? Ils ne disposent que de treize sièges sur seixante-douze, ce qui est à coup sur, une étrange interprètation de l'égalité des droits politiques pour une communauté qui constitue près des neuf dixièmes de la poplation. Cela tendrait-il à démontrer que les ralliements n'ont touchè qu'une masse buburbaine déshéritée, inculte, avant tout soucieuse de chercher protection et de trouver une issue, quelle qu' elle soit, à l' affreuse situation dans laquelle la placaient la guerre, les intolérables pressions du FLN et les rigueurs de la repression. Les plus grandes difficultés, au contraire, à trouver des représentant d'une élite musulmane ... ». E la constatazione acquista particolare valore, soprattutto dopo le giornate di dicembre e la smentita degli algerini alle tesi di destra. Di un certo interesse si rivelano anche le pagine sullo stato d'animo della popolazione francese di fronte alla minaccia della guerra civile e sullo sviluppo degli avvenimenti ad Ajaccio, assurdo e confuso. Le 13 mai et la presse risponde con maggiore chiarezza di altre opere più note sulla guerra d'Algeria a questi due ultimi interrogativi, ricostruendo il clima di quelle giornate e l'effettiva portata dello sbarco in Corsica con mille particolari, solo a prima vista insignificanti. Le conclusioni del libro, invece, risentono di fretta e di superficialità. E forse non poteva essere altrimenti. Il lavoro oscilla infatti tra due modelli, rappresentati dal contributo originale e dall'opera a fini divulgativi. E adempie al compito assai circoscr.itto di questi studi sulla stampa, diffusi a migliaia di copie in Francia e negli Stati Uniti. Il successo che essi hanno incontrato negli ultimi anni dovrebbe indurci a un giudizio nettamente positivo. Ma, per esempio, nel caso della collana di cui fa parte il libro. di Debatty, c'è da chiedersi se l'idea 125 Bibiiotecaginobianco
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