l'indipendenza del popolo algerino che, in occasione della visita di De Gaulle come di fronte alle pressioni degli ultras e dei paracadutisti, ha dimostrato <li voler resistere all'intimidazione della destra colonialista. A poco più di due anni dal 13 maggio, le prospettive sono dunque profondamente mutate, gli ultras indeboliti nelle loro posizioni, il FLN più fiducioso in una vittoria per la quale combatte ormai da sei anni. I francesi, d'altra parte, almeno l'opinione pubblica più avanzata, guardano con animo più sereno alla rivolta algerina e propongono analisi serie e meditate degli avvenimenti che si sono succeduti dal '58 ad oggi. Ci riferiamo soprattutto a quei circoli moderati ma di sicura fede democratica che hanno seguito attraverso studi, inchieste e reportages lo sviluppo delle vicende politiche negli ultimi istanti di vita della IV Repubblica. E un esempio significativo di quanto abbiamo detto è costituito senza dubbio da Le 13 mai et la presse (Ed. Colin, Parigi, 1960, nella collana cc Kiesque ») di Andrè Debatty, una cronaca condotta sui giornali francesi ed europei della cc Revolution » ad Algeri e in Corsica e delle ripercussioni di essa in tutto il territorio francese. Il lavoro di Debatty fa parte di una collana dedicata a « les faits, l' opinion, la presse » di cui presentammo su questa rivista i primi saggi, collana che si propone di rievocare, con la maggior obbiettività possibile, avvenimenti recenti della storia francese ed europea secondo la versione fornita dai quotidiani e dai periodici di ogni tendenza, sottolineando l'influenza cl1e a loro volta i resoconti giornalistici esercitano sui fatti, sui personaggi, sulla pubblica opinione e quindi sul suo comportamento. L'idea è senza dubbio interessante e, nel caso specifico, permette di chiarire, a distanza di due anni, alcuni punti finora oscuri dei drammatici episodi del maggio '58. Le 13 mai et la presse si apre con una lunga introduzione in cui l'autore, rifacendosi all'affare di Sakiet Sidi Youssef, allo scoppio della ribellione e al fallimento dei « buoni uffici » del sottosegretario americano Murphy, descrive con poche battute la situazione psicologica che si era venuta a creare in tutta l'Algeria agli inizi del '58, l'atteggiamento intransigente dei coloni e le primi richieste di indipendenza avanzate dagli esponenti del FLN in esilio. Il Debatty si chiede se è possibile fare ipotesi ragionevoli sullo stato dell'opinione pubblica in Algeria subito dopo lo scoppio della guerriglia. cc Il est classique -- egli scrive - d' opposer deux opinions qui coexisteraient sans jamais se pénétrer: celle des Européens d'un coté, et de l'autre celle des Musulmans, diffuse et muette, sans organes d'expression véritables, sans journaux en langue arabe. Les Musulmans instruits lisent de préférence les joumaux de la gauche francaise, depuis l'interdiction de la presse communiste locale qui disposait surtout du quotidien Alger Républicain. Ceuxci sont également repandus dans le maquis, où les fellagha les font lire à leurs prisonniers. En ville, les Musulmans lisent beaucoup. Ils archètent L' Express, Le 'Ai onde, voire le Canard Endrainé; ils sont, d'une façon generale, plus attirés vers la presse métropolitaine que vers les journau algériens, meme réputés di idees liberales, come Le Journal d' Alger. D'autre part, l'opinion musulmane est difficile à ausculter non seulement a cause de son mutisme, mais parce que elle est à la fois très « diverse » et variant selon la condition sociale ». 122 Bibiiotecaginobianco
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