sente. Ma dov'è il Sud si dirà, leggendo queste annotazioni di fantasia, seguendo attraverso pagine di un humour ricchissimo e fine il fantasticare del ragazzetto che interpreta il mondo con la fantasia? Ma la risposta è semplice: il Sud c'è e fa da sfondo a quel distacco, doloroso per i genitori e lieto per il ragazzo, che si concreta nella partenza dalla stazioncina all'alba verso la città. Di J acovo che realmente ricorda il Dijlan Thomas delle illuminazioni improvvise e degli scatti lirici - pur nel romanzo di invenzione, nel racconto interiore ci ha dato un'opera ambientata con grande precisione in una determinata società. E questa società, rappresentata semplicemente dal padre taciturno e dalla madre premurosa e racchiusa in se stessa, è appunto quel Su•d eterno che modifica i rapporti familiari, che è l'humus di un mondo ancora molto diverso da quello della città. Anche la fantasia, un breve momento lirico, una annotazione di paesaggio, uno scorcio, un tratto veloce nella descrizione di un personaggio possono far dire di un romanzo, di un racconto, di una lirica: cc L'ambient è questo e non può essere un altro». Ed è anzi tanto più notevole il fatto che il giovane insegnante molisano sia riuscito a fare del suo Infinito presente un « racconto del Sud » proprio eliminando ogni scoria documentaristica, affidandosi ai soli mezzi dello stile: uno stile che pur non indugiando in particolari di ambiente è tuttavia capace di ricreare una realtà ben precisa e circostanziata. Diverso ancora è il caso di Raul Lunardi, uno scrittore non ancora cinquantenne, marchigiano e reduce da un buon successo di critica del suo primo libro, apparso nella collana dei « Gettoni » sei anni fa con il titolo programmatico Diario di un soldato semplice. Lunardi che per anni ed anni sul « Mondo », sul << Messaggero », sul « Punto » ha portato avanti con tenacia la sua opera di osservatore di luoghi e di persone con una spiccata preferenza per gli aspetti marginali della realtà, ancora una volta ha voluto trasformare in letteratura una esperienza di vita. Insegnante dj italiano e storia in un Istituto tecnico di una piccola città abruzzese in quei mesi di studio e di osservazione della realtà ha raccolto materiale per questo Racconto di p·rovincia che per la prima volta porta alla ribalta il mondo piccolo borghese del centro-Sud: un mondo e un luogo ancora pressochè immutati. Come ha notato Crovi nel suo saggio, H mito della cc civiltà contadina » è stato uno dei più presenti nella letteratura meridionalistica e anche per questo la sorpresa di Lunardi è più pia12evole. In fondo - c'è da aggiungere - il mondo piccolo borghese dell'Italia del Centro-Sud è restato finora un po' nell'ombra ed ha avuto diritto di cittadinanza soltanto in quel teatro dialettale di scarso rilievo. Ma proprio fra i popolani, gli artigiani e i piccoli impiegati Lunardi ha voluto veder chiaro e saremmo tentati di dire che certe descrizioni di piccoli travet in trattoria, quel sommesso e fitto parlare di « scandali » quotidiani, quel brulicare di vizi, di delusioni e di passioni che lasciano la bocca amara sono gli elementi più sicuri di una costruzione che sembra lasciata a metà. « La mia preoccupazione principale è quella di capire » ha scritto Lunardi a Vittorini in una di quelle lettere-testimonianze che il direttore del « Menabò » ama portare a documento di ogni lavoro pubbli116 Bibliotecaginobianco
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