la raccolta dei suoi scritti, composti nel periodo che va dalla caduta del regime fascista, nell' estate del 1943, alla sua morte nella primavera del 1946, dunque in un breve volgere di stagioni, emerge la figura spirituale dell'Omodeo politico, che viene a completare e a dare il n - cessario rilievo a quella dell'Omodeo storico; e bene dunque ha fatto Paolo Serini a radunare quelle pagine, che ora sono apparse in volume col titolo di Libertà e storia, precedute da una lucida introduzione di Alessandro Galante Garrone. Benchè il detto volume comprenda anche la ristampa di qualche articolo dell'Omodeo risalente all'epoca della prima guerra mondiale, e di qualche recensione degli anni del ventennio, la parte più sostanziosa del libro è costituita dalla riproduzione dei contributi dati dallo storico scomparso alla sua rivista, L'Acropoli, di cui l'Omodeo intese valersi come strumento di chiarificazione intellettuale e di educazione etico-politica, come annunciava nel suo Preludio a cc L' Acropoli », premesso al primo fascicolo della rivista (gennaio 1945): cc Occorre ravvivare la coscienza positiva della politica, come di dovere civico inderogabile, come di controllo incessante di idee e di prassi, proposito insomma d'influire e d'agire, sia pure a scadenza non sempre prossima, sulle sorti del paese. Bisogna giungere a questo convincimento saldo : che la vita d'Italia può solamente reggersi sul pensiero e la volontà degli Italiani, liberamente espressi, anche nel cozzo d'indirizzi contrastanti~ anche con la commistione di ambizioni che solo possono essere svelenite dal pubblico controllo e dal pubblico dibattito. Bisogna insieme liberarsi dal pregiudizio che la politica sia cosa impura, e dalla gretta caparbietà che vuol ricondurci a un concetto disumano di forza. Critica politica perciò ci occorre: critica degli ideali e critica delle azioni, calcolo delle forze e calcolo dei limiti. Se esiste una critica delle altre forme e degli altri atteggiamenti spirituali, critica dell'arte, della filosofia, della storia, non si capisce perchè non debba esistere una critica della politica. E indubbiamente, sia pure in forma rudimenale, l'uomo politico è sempre accompagnato da questa funzione di discernimento dei limiti e delle possibilità, anche se la critica non basta, e la vera politica ha il suo coronamento nella decisione risolutiva. Però bisogna tener presente che la critica politica deve distinguersi dalla critica storica» (pagg. 220 ss.). Come si può dunque rilevare dalle frasi riportate, Omodeo aveva coscienza, nell'accingersi al suo nuovo còmpito, di avviarsi per una strada diversa da quella sin allora da lui percorsa in compagnia del Croce. Perchè è vero che, com' egli scrisse in altra occasione, cc naturalmente quasi tutta la nostra (cioè di Croce e , ua) produzione aveva un significato polemico ed agonistico » (pag. 495), durante il periodo della resistenza ideale al fascismo; giacchè si trattava di mettere in luce « le verità di cui il mondo sentiva bisogno », di eliminare quei tossici spirituali che circolavano per il mondo. Ora però s'imponeva a lui il dovere di affrontare non già dei problemi teorici, ma pratici; il pensiero urgeva a farsi azione, la storiografia si convertiva in predicazione politica. Rimaneva immutata l'istanza etica che serviva da pungolo al lavoro dell'ieri e dell'oggi, l'esigenza dell'affermazione di certi valori universali, che avevano assunto nello spirito di Omodeo un significato religioso, d' una religione civile, che richiedeva cc una teologia ragionata », per valerci delle stesse parole con cui il Vico definiva la sua idea della Provvidenza. Giacchè l'Omo109 Bibliotecaginobianco
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