• ADOLFO 0MODEo, Libertà e storia. Scritti e discorsi politici, ed. Einaudi, Torino, 1960. L'opera storiografica di Adolfo Omodeo è, tra quelle che può vantare l'Italia contemporanea, una delle più imponenti per vastità di orizzonti culturali, ed una delle più elevate per la sicurezza della coscienza metodologica; e nessuno studioso l'ignora. La sua lunga, quasi ventennale collaborazione col Croce sulle pagine de « La Critica », la rivista dalla copertina gialla, che tenne luminoso come faro il prestigio della scienza storica italiana in Europa durante gli anni oscuri fra le due guerre, ha assicurato il suo nome alla storia della storiografia italiana; la quale aveva segnato per il nostro Paese, nel secolo del Risorgimento, uno dei suoi maggiori titoli di nobiltà morale ed uno dei contributi più significativi ali' opera di redenzione della coscienza politica, come ha dimostrato per l'appunto il Croce in un'indagine ad essa dedicata. Per la continuità di questa tradizione ideale, fatta di dedizione agli studi storici e di tenace fedeltà alla libertà politica, il nome di Adolfo Omodeo ·può essere bene associato a quello dell'altro insigne scrittore suo conterraneo, il palermitano Michele Amari, l'autore della « Storia della guerra del Vespro siciliano ». Questi aveva dovuto trascorrere lunghi anni in esilio, per la sua insofferenza del regime borbonico; ma le duRECENSIONI rezze della vita pratica non avevano illanguidito la fiamma del suo spirito, ed emigrato in terra straniera egli aveva lavorato alla sua « Storia dei Musulmani in Sicilia », che poi gli meritò la cattedra di Pisa; e va ancora ricordato che l' Amari fu uno dei primi tra i Ministri della Pubblica Istruzione dell'Italia risorta a libertà. Anche l'Omodeo, già storico illustre per la sua cc Storia delle origini cristiane », conobbe una sorta di esilio politico, non meno doloroso di quello sofferto da Amari, pur se scontato nella stessa patria; fu la solitudine morale degli anni del regime fascista, durante i quali l'Omodeo, con Croce e con pochi altri, rimase come rinchiuso in un fortilizio dello spirito, nell'attesa d'un ritorno alla vita di libertà politica. Questa, quando giunse, chiamò l' Omodeo a nuovi còmpiti pratici, resi ingrati dal clima di accoramento e di disordine degli anni 1943-45; fu allora, infatti, che anch'egli ricoprì, sia pure per breve tempo, la carica di ministro della pubblica istruzione. Non molti fra gli studiosi italiani poterono seguire in quel tempo l'Omodeo nella sua operosità di scrittore, che continuò in diversa forma ed in diversa sede, poichè divenne opera di critica politica, e si presentò ai lettori sulle pagine d' una rivista dalla copertina azzurra, « L'Acropoli », edita a Napoli e diretta dallo stesso Omodeo, mentr' egli pur continuava a svolgere attività di pubblicista anche presso altre riviste e giornali. Dal108 Bibiiotecaginobianco .
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