Il problema di questi pastori è altrettanto grave. Essi vengono ingaggiati dal cc malghese >> verso la prima metà di giugno e ridiscendono a valle ai primi di settembre, essendo la durata dell'alpeggio di circa novanta giorni. In questi tre mesi non vedranno nessuno, tranne il cc malghese » e qualche proprietario il trentesimo giorno di monticazione, quando si procede alla pesatura del latte. Soli, senza luce, senza donne cl1e accudiscano ai lavori casalinghi, in dormitori da trincea, senza alcuna ben che piccola comodità, le loro condizioni di vita sono prossime a quelle degli ariimali che hanno in custodia. Si tratta generalmente di pìccole comunità di cinque-dieci uomini (ma nelle malghe più piccole, dove non ci sono animali da latte cui attendere, possono essercene anche dt1e soltanto), con venticinque capi di bestiame a testa, regolati da una scadenza di compiti che non ammette dilazioni, per una durata di 14-15 ore lavorative. Ore quattro, pt1lizia al bestiame, mungitura, pulizia agli attrezzi e personale, raccolta della legna (per far bollire il latte nelle caldaie e per scaldarsi nelle giornate fredde: a volte chilometri di faticoso cammino), colazione. Poi ancora pulizia al bestiame e pascolo verso le 10, anch'esso per lo più molto distante. Intorno alle 15, rientro e abbeveratura degli animali, quindi pranzo. Ore 16/17, mungitura e pulizia delle bestie, cura dei capi ammalati, lavori vari e cena, di sola minestra. Il compenso è in inedia di 100.000 lire per tutta la stagione, e se qualche pastore ha portato bestiame proprio, la metà del latte deve versarla al cc malghese n. Poi, all'atto della smonticazione, il pastore deve cercarsi un'occupazione, quando ci riesce. Ecco perchè tra i pastori i giovani sono sempre più rari. Invece si incontrano ancora diversi ragazzi, i quali non vengono pagati, ma anch'essi resisteranno finchè non avranno raggiunto l'età per poter emigrare. E quando capita la brutta stagione, e qui ciò vuol dire anche neve, ecco il dramma. Essendo raramente rispettato il termine del patto di monticazione, che fa obbligo al cc malgl1ese » di dotare la malga di una scorta di foraggio proprio per questi casi, il bestiame finisce per rimanere senza mangiare. Allora il riscl1io è notevole: le bestie sembrano impazzire e c'è il pericolo che si uccidano o si ammalino gravemente. Come abbiamo già accennato bisogna anche tener conto che gran parte del bestiame in Carnia è in mano alle donne, gli uomini essendo nella quasi totalità all'estero per.buona parte dell'anno. Su di esse quindi viene a gravare, oltre al peso della famiglia, che spesso comprende vecchi o invalidi, anche la cura di quel capo o due al massimo di bestiame e la conduzione di qualche misero praticello, spezzettato in più parti dislocate a distanze sbalorditive l'u11a dall'altra, che pur occorre per provvedere il fieno con cui nutrirle durante il periodo a stabulazione normale. Per cui nè la donna può permettersi di badare ad un numero superiore di capi (ma no11ne avrebbe nemmeno i soldi o il foraggio), nè può controllare l'andamento dell'alpeggio, nè può avere forza contrattuale con il cc malghese >> essendo per lei il periodo di monticazione una vera e propria liberazione. 102 Bibliotecaginobianco
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