Nord e Sud - anno VIII - n. 15 - marzo 1961

volte modificato, ma spesso inoperante, perchè privato di riconoscimento legale, e che è andato via via risolvendosi in un più o meno grave tiranneggiamento del cc malghese » ai danni del lattaro, al quale egli riserva quasi sempre la maggior parte dei prodotti di scarto, e non dà per giunta garanzia per il bestiame che gli viene affidato. cc Pegn e segn », come dicono qui: se per una causa non imputabile al cc malghese » un animale perisce (ma quando mai egli si assumerà la diretta responsabilità per la morte di una bestia?), questi ha il solo obbligo di consegnare la pelle. Occorre aggiungere che il proprietario delle bestie essendo generalmente di condizione disagiata, cerca di ottenere dalla monticazione il maggior utile possibile in prodotti caseari, poco curandosi delle condizioni in cui gli vengono poi riconsegnate le bestie. Questo è uno dei problemi più dolenti dell'alpeggio carnico. Infatti a differenza di quanto avviene in Svizzera, dove il pascolo dura quasi tutto l'anno, qui, a causa della soppressione dei pascoli di fondo valle, il bestiame risente gravemente del repentino passaggio dal regime con alimentazione secca, nella stalla, a quello con alimentazione fresca del pascolo montano e viceversa. Inconveniente questo che finisce per ostacolare il rendimento complessivo in carne e prodotti caseari degli animali e la stessa selezione della razza qui assegnata la cc bruno alpina », cl1e ancora oagi pare non superi i 3/ 4000 capi sui quindicimila esistenti. Questa soppressione è dovuta, come altri provvedimenti, a t1n modo errato di risolvere i problemi del luogo, i quali non vengono considerati da un punto di vista organico generale, ma per settori, come è accaduto appunto per i pascoli di fondo valle, che ad un certo punto si è creduto conveniente trasformare in terreni agricoli o in bosco, dimenticando che l'allevamento bovino, già così insufficiente in Italia, fin tanto che esiste va scrupolosamente difeso e migliorato. Ma ancora altre ragioni presiedono il peggioramento e quindi il progressivo abbandono dell'alpeggio a causa dello scarso reddito. Le più importanti si chiamano naturalmente mancanza di capitali e arretratezza. Arretratezza addirittura primitiva delle condizioni di vita dei pastori e loro scarsa retribuzione; mancanza di qualsiasi moderna attrezzatura casearia (in tutte le malgl1e non esiste t1na scrematrice!) di ambienti adatti, di conoscenza dei modi più -progrediti di confezione dei latticini (infatti il prodotto che qui si ottiene è spesso scadente, ha molto scarto e rende poco); l'ubicazione delle malgl1e rispetto alle vie di comunicazione; la mancanza di una scorta di mangimi quando per il maltempo è impossibile pascolare; la politica fiscale (si è addivenuti alla soppressione della tassa erariale, ma non delle altre aliquote). Per dare comunque un'idea più precisa della portata del problema ecco alcune cifre. Le malghe esistenti sono un centinaio (ma un buon 10-15% sono state abbandonate); i capi in malga, tra vacche da latte giovencl1e vitelli e tori sono circa 7000, la metà di quelli oggi esistenti in Carnia; più altri 5/6000 capi tra capre, pecore e maiali, mentne i pastori addetti saranno 4/500. 101 Bibliotecaginobianco

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