1neridionali verso il Nord. E qui io dissento in modo radicale. Malgrado i tristi fatti di cronaca, che non mi indignano 1neno di quanto non i11dignino Gt1erriero e Tito11e, non credo cl1e sia la presenza di 1nolti o pochi « indesiderabili » a qualificare i tern1ini principali del problema delle migrazioni meridionali verso il Nord; credo invece che a caratterizzare e a defi11ire positivamente questo fenomeno sja ciò cl1e sc1isse alcuni anni or sono Pasquale Sara:ceno: Data la situazione demografica delle regioni industrializzate del Nord, la disponibilità di una sorgente esterna di forza di lavoro è necessaria per evitare che esse enh·ino in una situazione di ristagno; al riguardo non dobbiamo dhnenticare quanto più marcata fu in questo dopoguerra l'espansione produttiva della Germania Occidentale e dell'Italia settentrionale rispetto agli altri paesi industrializzati, cioè rispetto a paesi che non poterono utilizzare riserve di mano d'opera. Questo significa che dalle migrazioni meridionali il paese trae complessivamente un vantaggio di gran lunga maggiore dello svantaggio che gli deriva dalla diffusione al Nord di fatti criminosi che sono tipici del Sud (senza contare che i 1Jrocessi di assimjlazione delle correnti migrato1ie fanno sì che questa diffusione si risolve forse, per quanto riguarda il totale nazionale, in una progressiva diminuzione). E significa altresì che il Nord oggi ha tutta la convenienza ad aprire le porte a cl1i vt1ole e pt1Òlavorare (e i contadini meridionali sono in grande maggioranza a11imati delle migliori intenzioni, da questo punto di vista, e allenati da una lunga tradizione di cc fatica ») anche se per quelle porte dovessero passare, più numerosi di qt1anti in realtà non ne passino, eleme11ti « indesiderabili » e cc chi non vuole o non può lavorare >>. Ma non è soltanto una qt1estione di sopravalutazione o sottovalutazione del problema degli cc indesiderabjli » che mi ha i11dotto a dissentire da ciò che han110 scritto Titone prima e Ricciardetto poi. Il mio dissenso si estende e si approfondisce, infatti, di fronte alla richiesta di 11na « barriera insormontabile » che dovrebbe limitare l'emigrazione dei cc tarati », dei cc pregiudicati », di « chi non vuole o non pt1Ò lavorare ». Anzitutto posso ammettere che i cc tarati» e i cc pregit1dicati » siano identificabili; ma non posso ammettere che sia preventivamente identificabile cc chi non vuole o non può lavorare ». Aggiungo cl1e, per quanto concerne i cc pregiudicati », non c'è bisogno di nessuna « barriera insormontabile » : sappiamo infatti che, quando vuole, la polizia non li perde di vista; e se si tratta di elementi che in Sicilia sono politicamente protetti, o la protezione è tale da· perforare a11che t1na eventuale « barriera insormontabile » oppure cessa di essere operante al di là dello Stretto di Messina. Non si tratta, dunque, di erigere una « barriera » contro gli cc indesiderabili », ma di abolire le cc barriere » che ancora si frappongono alla libertà di movimento, di trasferimento, di insediamento di tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale. Qui Ricciardetto ha creduto di cogliere una contraddizione fra le due esigenze da me affermate nella nota stil « Giorno » dell'8 ottobre: 78 Bibiiotecaginobianco
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