Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

mitare il campo delle partecipazioni statali ris11etto al campo della privata iniziativa. In verità, il dibattito non avviene più sulle posizioni estreme. Da u11lato, lo Stato non pretende - e del resto non ha mai preteso - di istituire delle riserve a favore delle partecipazioni statali. Dall'altro lato, come abbiamo visto, nel campo dei privati la tesi della integrale cc riprivatizzazione » non trova più seguaci, e in ispecie nel Mezzogiorno non solo si ammette la legittimità delle partecipazioni statali, ma addirittura . . . se ne invoca una vigorosa espansione. Piuttosto, dalla tesi della integra! riserva a favore delle iniziative private sulle attività di produzione e di scambio si è passati alla tesi della riserva su una parte di queste attività. Una concessione notevole si è già compiuta anche da parte dei più diffidenti, con l'allargamento dal concetto di attività di base a quello di attività propulsive, e con gli stessi tentativi dottrinari di allargamento del concetto di infrastruttura. Ma, mentre rimane ancora alquanto nebulosa ed elastica la definizione delle attività cc propulsive », la contesa rimane viva nei riguardi delle industrie di trasformazione. A noi pare che la questione non comporti solt1zioni astratte, ma debba essere considerata e risolta sulla base della realtà e dell' esperienza: non, dunque, secondo criteri dogmatici ma secondo criteri pratici. Al cc Globo », che vanta l'entità degli impegni asst1nti e dei risultati conseguiti dall'injziativa privata nel Sud, noi non risponderemo che questo vanto sia del tutto e in ogni caso infondato: zone di sviluppo industria·Je come quelle di Ragusa e di Augu ta sarebbero lì a smentirci. Senza dubbio, infrastrutture, incentivi e autonome iniziative hanno dato luogo nel Sud alla nascita d'un certo numero d'industrie private, alcune delle quali molto rilevanti. Ma le medie e le piccole imprese non sono andate al di là dei settori alimentare, tessil ed edilizio, che non sono certamente determinanti ai fini dell'industrializzazione; mentre le grandi imprese del Nord sono scese solo in quei luoghi, in quei settori, verso quelle attività, che consentivano un fa1cile e immediato sfruttamento delle risorse venute localmente alla luce. A parte il settore delle industrie di base, appare quindi gravemente carente il sistema connettivo delle industrie di trasformazione, e non v'è segno che i privati vogliano dedicarsi in modo adeguato alla'. sua costituzione. È dunque non solo legittimo, ma necessario ed urgente che almeno l'iniziativa pubblica si accinga a colmare questa grave lacuna, pure incoraggiando i privati a seguirla st1 questa strada. Nel Mezzogiorno, le partecipazioni statali 1Jossono e debbono trovare utile impiego anche nelle attività di trasformazione dei prodotti, senza le quali non si creano le economie esterne necessarie a un non effimero processo di sviluppo. Mentre l'applicazione della legge Colombo - alla'. quale noi rimproveriamo peraltro d'avere ignorato ogni criterio d'incentivazione selettiva nella erogazione del credito mobiliare - non pare aver mutato in modo apprezzabile una situazione nella'. quale l'iniziativa privata non ha risposto che in modo frammentario e inadeguato all'appello, non si può 67 I Bibliotecaginobianco

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