tivo; possiamo rilevare che « Il Globo » cerca poi di temperare le citate affermazioni, a costo di contraddirsi, polemizzando col Ministro Colombo per il proposito, da questo enunciato, di orientare gli investimenti pubblici anche verso le industrie manifatturiere, e suggerendo che gli interventi siano indirizzati piuttosto verso le infrastrutture. Ma ciò che ci premeva mettere i11evidenza, sulla base delle dichiarazioni rese da fonte non sospetta, è cl1e quegli stessi ambienti privati, dai quali tante e così aspre voci si sono levate e si levano contro le incursioni compiute dallo Stato, mediante le partecipazioni, nel campo delle attività produttive, almeno rispetto ai problemi del Mezzogiorno hanno dovuto più volte contraddirsi, non solo riconoscendo la legittimità e l'opportunità di tali interventi, ma addirittura invocandone t1na maggiore estensione. Lo fece, a suo tempo, la Sicindustria, lo ha fatto l'Associazione Industriali di Napoli, lo fa, ora, cc Il Globo >>. Ormai da diversi an11i,fìn da quando l'Italia si è trovata di fronte al punto di svolta della politica economica indicato dallo schema Vanoni, compiuta la fase della ricostruzione e realizzata la prima base d'infrastrutture nel 11:ezzogiorno, si è visto che è giunto il te1npo di passare dalle mere infrastrutture alle iniziative direttamente produttive, dalla preindustrializzazione all'industrializzazione, dalla disseminazione del capitale sociale alla sua condensazione in t1n certo numero di aree d'industrializzazione. In questi anni, si è almeno raggiunto u11largo consenso st1 alcuni punti, che fino a ieri rappresentavano tesi vivamente controverse, mentre oggi sono dei postulati, negati o messi in dubbio solo dagli elementi più retrivi, o meno informati, o più riottosamente impegnati a insistere su vecchi motivi polemici. Si è riconosciuta la funzione ce11trale, ai fìni dell'avviamento della industrializzazione, degli interventi pubblici, da realizzare non solo nel campo delle infrastrutture tradizionali, ma anche con una larga assunzione di attività propulsive attraverso le partecipazioni statali. Si è abbandonato quell'iniziale criterio ispiratore della legge per la proroga della Cassa per il Mezzogiorno e per le incentivazioni alle industrie, che sembrava volesse incoraggiare llna caotica e casuale disseminazione d'iniziative, prescindendo da ogni scelta· territoriale e di settore e ci si è orientati verso la individuazione di aree opportunamente scelte e la formazione di vitali nt1clei d'industrializzazione. Siamo invece ancora lonta11i da ogni attuazione del principio della incentivazione selettiva degli investimenti privati. È vero che una saggia selezione non potrebbe realizzarsi, se non sul presupposto d'un programma nazionale e dei programmi regionali di sviluppo economico. Tuttavia, proprio la precostituzione di co11venienti condizioni tecnico - economiche in determinate aree e l'azione di rottura degli interventi pubblici parrebbero condurre appunto anche a forme, fino ad oggi neppure tentate, d'incentivazione selettiva degli investimenti privati. Ed è ancora duramente controversa· la questione dei confini, coi quali deli66 Bibiiotecaginobianco
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