Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

perplessità della dottrina, per cui si è riter1uto opportuno precisare di volta in volta anche l'esigenza, di per sè ovvia e insita nella natura dell'impresa, dei fini commercjali delle società per azioni di volta in volta considerate: « Una società per azioni, anche se con capitale azionario in tutto o in parte nelle mani dello Stato, è di regola un ente di diritto privato, e solo una particolare fisionomia di essa e speciali fini che essa attui possono portarla sul piano pubblicistico » (in Foro amm. 1946, I, 246). Il complesso di questi doveri può forse avviare la società con partecipazione statale a diventare anche sotto il profilo giuridico una specie di « tertium genus » fra l'impresa pubblica e la privata. Ma non crediamo che convenga oggi pretend re di risolvere questo delicato problema, al di là della sua naturale evoluzione, con qualcl1e innovatrice definizione della legge: senza dire della confusione dottrinaria a ct1i ciò darebbe luogo (qualche cosa di simile è a enuto in Francia per gli « stabilimenti privati di utilità pubblica »), o del rischio di suscitare allarmi assai più vasti dell'effettivo valore innovativo della norma. Nel quadro di queste considerazioni generali qual' è la funzione delle partecipazioni statali nella politica di sviluppo del Mezzogiorno? quali i suoi limiti? quali i settori produttivi, nei quali l'iniziativa dello Stato può legittimamente e utilmente svolgersi in questa forma? « Il Globo » del 18 ottobre rileva che cc la necessità di accentuare gli investimenti produttivi nel Mezzogiorno era stata chiaramente riconosciuta dai pas~ati governi, tanto che con la legge n. 634 del 1957 ra stato posto l'obbligo alle aziende a partecipazione statale di destinare fino al 1964-65 il 40 !( degli investimenti totali e il 60% di quelli rivolti alla creazione di nuovi impjanti industriali a' iniziative da realizzare nel Mezzogiorno »; lamenta il fatto che cc questa legge è rimasta prati◄ camente inoperante così cl1e il grosso degli investimenti cl1e hanno contribujto allo svilu1)po industriale e al pr.ogresso economico e sociale delle regioni meridionali e delle isole costituisce una pagina di innegabile merito della iniziativa privata che ha dovuto spesso anche addos- . sarsi compiti non di sua compPtenza »; e osserva che cc l'investimento di 817 miliardi nei settori propulsivi e produttivi in diverse regioni meridionali previsto per il quadrienno 1960-63 dalle aziende a partecìlJazione statale annunziato dal Ministro Colombo non può compensare i ritardi verificatisi in precede11za nell'attuazione degli interventi statali e degli altri enti pubblici ». Il discorso del « Globo » meritava quest'ampia citazione - ed esigeva t1na citazione rigorosamente testuale - perchè dimostra come gli stessi ambienti industriali privati si rendano conto della necessità d'un largo e vigoroso impiego delle partecipazioni statali, ai fini della industrializzazione e dello sviluppo economico delle aree arretrate e sottosviluppate. Torneremo sulla questione degli investime11ti privati "fìnqui realizzati nel Sud, sia sotto il profilo quantitativo che sotto il profilo qualita65 Bibliotecaginobianco

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