Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

mettere l'una e l'altra eventualità. Si può rispondere che lo Stato de,,e assumere iniziative produttive solo per fini diretti d'interesse collettivo. Ovviamente, per lo Stato anche il fine di lucro non si esaurisce mai in sè medesimo: in quanto, esclusa l'ipotesi della utilizzazione del lucro per fraudolenta gratificazione dei gruppi dirigenti, tutta l'attività dello Stato è rivolta direttamente o indirettamente a fini di utilità ) ' collettiva, e tt1tte le entrate dello Stato debbono essere impiegate in definitiva per quei fini. Ciò posto, noi cominciamo, in via di massima con l'escludere le i potesi estreme. Affermare che lo Stato no11 debba asst1mere jniziative prodt1ttive, se non per fini di lucro, e quindi nei casi in cui un consistente lucro sia prevedibile q11asi con certezza, significa dimenticare gli stessi fini istituzionali dello Stato, che si identificano co11 gli interessi della collettività. Altro è reagire alla tendenza patologica di addossare allo Stato indiscriminatamente le imprese diven11te non remunerative, altro è pretendere di stabilire astrattamente e pregiudizialmente che lo Stato ]ascj in mancanza di valide iniziative private, deserti di ogni iniziativa settori vitali per l'economia del paese, o abbando11i servizi essenziali alla speculazione privata e agli accaparramenti monopolistici, in contrr1sto con l'interesse pubblico e con le stesse norme della Costituzione. Reciprocamente, non si può in li11ea di principio affermare che lo Stato non possa cercare fonti di reddito nell'asst1nzione di imprese economiche, e che esso debba trovare soltanto nelle fonti tributarie i suoi cespiti di entrata. Del resto, iniziative di questo genere si sono avute fin dai primi anni di vita dello Stato italiano. Il fatto che si sia trattato in genere di monopoli fiscali non muta la sostanza delle iniziative, che si realizzavano in attività produttive assunte per ricavarne un utile. Erano, sì, imprese a carattere fiscale: ma nella stessa contabilità aziendale, mentre una quota percentuale degli utili era versata al Tesoro a titolo d'irnposta, era registrata una quota residt1a corrispondente al presunto prezzo di mercato, er1tro la quale il lucro era ed è considerato vero profitto industriale. Non si può dunque scartare a priori la eventualità dell'assunzione d'iniziative da parte dello Stato, nel campo della produzione e distribuzione di beni e servizi, determinata dall'intendimento di procurarsi delle entrate; il cl1e peraltro 110n significa cl1e la questio11e, che in linea ·di principio deve avere t111asoluzione positiva, non debba invece comportare soluzioni negative in relazione a concreti giudizi di opportunità, a indjrizzi di politica economica e a valutazioni relative alla capacità dello Stato, nelle sue struttt1re attuali, di asst1mere utilmente certa jnizìative. Una volta stabilito il fine pubblico dell'assunzione e della stessa gestione d'una impresa, mentre ovviamente si dovranno contenere razionalmente i costi attraverso il migliore impiego dei fattori produttivi e mentre i costi rimarranno pur sempre il termometro dell'andamento aziendale, d'altra parte le gestioni non troveranno sempre la rigida mi62 Bibiiotecaginobianco

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