fascismo e della guerra, alcune persone di più matura esperienza culturale, sull'esempio di quanto. era stato possibile realizzare negli altri paesi, si assunsero dopo il 1945 la responsabilità di una serie di iniziative t1gualmente interessanti anche ai fini dell'elaborazione teorica. Il Servizio sociale viene, quindi, visto « come funzione di collegamento tra l'individuo e le varie istituzioni che concorrono al suo sviluppo e perfezionamento, come mezzo di identificazione delle risorse dell'individuo stesso e dell'ambiente che gli è proprio, con particolare riguardo allo sviluppo della vita associata ». La differenza tra la nuova impostazione e quella prevalente jn epoca fascista è sostanziale: mentre prima, per ragioni facilmente intuibili, l'assistenza aveva finalità politico-sociali, perseguite con metodi nei qt1ali contava molto 1 iniziativa e l'interpretazione del singolo operatore, ora invece si tende a concepire il Servizio sociale come un programma di attività improntato a maggiore sensibilità umana e psicologica e, soprattutto, ad lln onesto desiderio di meglio conoscere l'ambiente, in tutte le s11ecomponenti, prima di operare. Nei primi anni del dopoguerra ciò era indicativo di uno stato d'animo e di buone intenzioni. Altri, occupandosi successivamente del problema di definire ancl1e in Italia il Servizio sociale, hanno creduto, a loro volta, di poter individuare due diverse tendenze ii1 questa atti, ità: una che si risolve in « un'opera prevalentemente di f orrnazione culturale, sociale ed economica della popolazione, che si cerca di portare ad un elevato livello di autosufficienza, in modo che possa, poi, provvedere ai suoi bisogni e alla sua situazione con volontà e coscienza propria »; e l'altra, invece, « tendente piuttosto ad un'opera di assistenza, materiale e morale, verso zone di popolazione largamente depresse sia economicamente cl1e socialmente » 3 • Su questa base, - nonchè alla luce delle conclusioni ct1i pervenne la delegazione italiana al Comitato permanente della Federazione internazionale dei Centri sociali, a Na·poli, nel giugno 1954- gli stessi estensori di quella nota pensarono di poter attribuire la qualifica di cc comunitario » al servizio sociale rispondente alle caratteristicl1e di cui al primo punto e quella di « assistenziale » all'altro. Il « Servizio sociale comunitario », cioè, tenderebbe alla costituzione di un « centro sociale » che diventa, al tempo stesso, obiettivo e strumento di una 3 Cfr. Il servizio sociale nel Mezzogiorno, nel bollettino « Informazioni SVIMEZ » del 12 settembre 1956, articolo redatto a cura della Sezione sociologica della SVIMEZ. 27 Bibliotecaginobianco
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