Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

più sostanziali si nascondono dietro l' appare11te timidezza governativa· nell'affrontare il problema del Mezzogiorno. Il governo italiano si è impegnato a seguire una 1Jo]itica di stabilità monetaria e di contenimento della spesa pubblica. Questa politica è perfettamente rispondente alla struttura economica delle regioni settentrionali, la cui industria si orienta sempre più verso sbocchi esterL Si pensi che nel quinquennio 1955-59, mentre le esportazioni italiane sono state equivalenti in media al 16% del reddito nazjonale netto, l'incren1ento delle esportazioni ha rappresentato ben il 32% dell'incremento di reddito netto; questo basta a dare un'idea cli come l'economia industriale italiana si vada aprendo _empre più erso i mer ati esteri. Con il sistema di pagamenti internazionali oggi in vigore, una economia imperniata sulle espo1tazioni de e fondarsi ueces arian1ent sulla più rigida stabilità monetaria interna. D'altro canto, una politica di svi]uppo richiede necessariamente che l'idolo della stabilit; monetaria sia considerato con minore assolutismo: non vi è ese1npio di sviluppo progra1nmato che abbia avuto luogo col pieno rispetto dei canoni tradizionali di politica monetaria. Voci autorevoli hanno più volte incitato ad un 1naggior coraggio nella politica della spesa pubblica, specie nei periodi in cui la posizione valutaria del nostro paese era particolarmente florida. Tutti ricordano le meditate parole ripetutamente usate da \f enichella per incoraggiare il governo italiano ad un·1 polibca cli 1naggiori investimenti pubblici, in occasione della congiuntura favorevole e della po. izione ccezionale della nostra bilancia dei pagamenti. Tali incoraggiamenti trovarono debole eco negli organi responsabili, sempre ti1norosi di provocare aumenti di prezzi e di turbare il flusso delle esportazioni, compromettendo la prosperità del settore industriale. L' occa ione eccezionale degli ultimi anni sta tramontando,, e nulla di nuo o si è fatto. Con questo non vogliamo dire che i] decennio di politica meridionalista si chiuda in passivo; ma vi sono ragioni per teniere che il passivo compa1irà nel bilancio del prossimo decennio. Sian10 ora ad un punto di svolta; o si avrà il coraggio di dichiarare definitivamente chiusa l'era di una politica fondata soltanto sulle infra·strutture e sugli incentivi~ e aperta quella della programmazione completa dello sviluppo, e nello stesso tempo si sapranno creare gli organismi e reperire le risorse necessarie, oppure la partita dovrà essere abbandonata. Proseguire con il metodo frammentario e casuale applicato finora sarebbe soluzione folle e perniciosa, per il Nord come per il Sud. 21 Bibliotecaginobianco

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