Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

impostazione erano per lo meno discutibili. L'esperienza di questo decen11io è vals~ a co1ifer1nare questi dubbi. Per il Nord, il decennio ora compiutosi, è stato un decennio di espansione vigorosa e ininterrotta, ad un ritmo che è uno dei più elevati d'Euro1)a e che non l1a riscontro nella toria passata del nostro paese. Sarebbe difficile sostenere che la 1Jresenza di un Mezzogiorno sottosviluppato abbia frenato lo svilup1Jo industriale del Nor,d; al contrario, se 1nai la prese11za di una riserva di lavoratori disoccupati ha conferito all'industrja italiana taluni vantaggi rispetto ai settori industriali degli altri paesi, che l1anno dovuto far fronte a ri1Jetute « strozzature » prop1io nel settore della manodo1J ra. D'altro canto l'attuazione di una politica di spesa pubblica l)r ordinata stabile nel Mezzogiorno ha certamente contribuito ad ·1lleviare gli effetti delJe recessioni che si sono avvicendate in Euro1Ja e oltre ocea110, e cl1e nel nostro paese si sono fatte sentire solo con forza attutita. Basti ricordare cl1e anche la recessione del 1958 si è 1nanifestata da noi solo come rallentamento nel ritmo di sviluppo; senza l'elemento tabilizzatore costituito dalla s1Jesa pubblica per il Mezzogiorno, le cose sar bbero di certo andate assai diversamente. D'altra parte ancl1e se lo sviluppo del Nord non è stato frenato dalla presenza di un J\1ezzogiorno di tanto più povero, tale svilup1Jo come vedremo, l1a assunto proprio a causa del dualismo regionale che caratterizza il 11ostro paes un andamento tutto particolare, che rende ancora più difficile l' attuazio11e di u11a politica meridionalista su vasta scala. Di fronte a questa situazione è forse giunto il mon1ento di riconoscere onestamente e apertamente che lo sviluppo del Mezzogiorno ràppresenterà un costo 1Jer l'intera collettività nazionale. Occorre che la collettività sia disposta ad investire parte delle sue risorse in regionj i11cui gli investimenti sono meno 1Jroduttivi i11termini di reridimento irnmediato e sia preparata q11indi ad affrontare un sacrificio per poter raggiungere lo scopo. Questo equivale a riconoscere che le ragioni per le quali si vuole una politica di svjluppo per il Mezzogiorno non hanno a che fare con il vantaggio pecuniario immediato. Esse consistono, oltre cl1e in ragioni di natura umanitaria e politica nella convinzione che sia possibile portare le popolazioni meridionali ad un più elevato livello di benessere piuttosto mediante un processo di sviluppo regionale che non mediante un processo di emigrazione in massa (pur riconoscendo il contributo che i flussi migratori potranno dare all'evoluzione strutBibiiotecaginobianco

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