Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

come concludeva Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia, quando, dopo aver rilevato che cc l'irruzione degli italiani da tutte le provincie sopravanza la vecchia società romana, popolare, borghese e arjstocratica », e Roma si trasforma quindi in una « metropoli » e in una « vera capitale », jndicava anche lui « l'unica soluzione buona n : che sarebbe quella « dj smistare e decentrar i nuclei della vita pratica, della politica, degli affari della cultura, dello sport, del commercio, allontanandoli dal centro di Roma antica; e nel tempo medesjmo stabilire le direttive su cui la metropoli nuova deve svilupparsi, non più a macchia d'olio, bensì a raggi, impedendo ai quartieri nuovi che sorgono di strozzare i ecchi >>. Parole scritte nel 1956: poi fu sindaco Cioccetti e da ultimo furono pure le Olimpiadi: così la vicenda delle borgate continua e si aggrava, fornendo ai comunisti l'occasione di condurre documentate inchieste ed efficaci polemiche. [F. C.] ORLANDO - Definire un ceto sociale nella fisionomia varia e complessa delle attività che svolgono i membrj di esso, nella consistenza economica e nella portata sociale di tali attività, nella consapevolezza che il ceto stesso e la società hanno o non hanno della importanza o addirittura del!' esistenza di esso; definire, insomma, un ceto sociale cogli ndo tutte le inte1Telazioni, soggettive ed oggettive, che sono essenziali alla ricerca fissandone, nello stesso tempo, il momento e la tendenza storica (regresso, crisi, stasi, sviluppo) in seno alla società di cui esso fa parte; tutto ciò è certamente quanto di piu rigoroso e suggestivo sj possa proporre ali' attività del sociologo. La « scienza della società » trova, infattj, in compiti di questo genere alcune delle più vitali tra le proprie ragioni di essere e, insieme, un prepotente e benefico richiamo al concreto, all'attuale, al presente, insornn1a alla sua tessa fonte ispiratrice. La col1ana « Il Bersaglio », dell'Editore Vallecchi ha, per suo fine, proprio quello di presentare « le vecchie e le nuove professioni frugate nella loro realtà odierna e nelle loro prospettive future al di fuori di ogni schema convenzionale »; e di dare così cc un contributo alla conoscenza della società italiana d'oggi e all'orientamento di quella di domani ». Ed è anche questo uno dei tanti e confortanti segni che dimostrano il recente fiorire, nella produzione libraria e negli interessi degli scrittori italiani, di te1ni attinenti direttamente o indirettamente alla problematica sociale e sociologica; la formazione di un clima intellettuale che non è - come tanto spesso si è ripetuto e si ripete - di mera reazione a precedenti costrizjoni o dittature culturali, ma è qualcosa di sostanzialmente nuovo e di cui non si -saprebbe addurre una spiegazione più valida dei profondi n1utamenti che negli anni '50 hanno caratterizzato la vita della società italiana. Si tratta, cioè, a nostro avviso, di un fenomeno culturale che è legato ad una trasformazione profonda di tutta la mentalità italiana, della nostra stessa « way of life », che rende gli operatori economici più audaci, fa preferire gli istituti tecnici ai licei, dilata la volontà di consumo delle masse, e così via. Di fronte a tali sviluppi non si può dire che le due maggiori componenti della cultura italiana negli anni 125 ibliotecaginobianco

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