comunisti romani e, più ancora, le polemiche sostenute negli anni trascorsi da autorevoli urbanisti in sede scientifica e pubblicistica offrono al riguardo un'ampia documentazione (e qui è doveroso citare in primo luogo il volume laterziano che raccoglie gli scritti di Antonio Cederna - I Vandali in casa, Bari 1958 - e in secondo luogo la serie di monografie sul piano regolatore di Roma che furono presentate al concorso indetto nel 1954 dalla Fondazione Aldo Della Rocca e la cui pubblicazione in volume - Problerni urbanistici di Roma, Milano, Sperling e Kupfer, 1960 - è stata curata da Luigi Piccinato). Potremmo dire, anzi, che non siano molti i problemi italiani per i quali è disponibile una così ampia documentazione come quella che è disponibile per il problema geografico ed urbanistico creato dall'urbanesimo romano. Per quanto riguarda la geografia elettorale, invece, le indicazioni fornite dall'inchiesta dei comunisti romani sono piuttosto sommarie, e magari un po' tendenziose. Berlinguer e Della Seta affermano infatti che le borgate « hanno rappresentato uno dei più validi caposaldi dello schieramento popolare a Roma », una vera e propria « cintura rossa », lungo la quale le « sinistre » avanzano e si rafforzano. Ora, che nelle borgate gli elettori di sinistra siano più numerosi di quanto non lo siano nei « rioni » e specialmente nei cc quartieri », è cosa ovvia e risaputa (ma numerosi pare che siano anche, nelle borgate, i voti di estrema destra); ed è anche risaputo che nelle borgate « le sinistre » detengono la maggioranza sulla Democrazia cristiana, in modo alquanto netto. Ma a questo punto si vorrebbe sapere qualcosa di più relativamente ai rapporti di forza interni allo cc schieramento popolare ». T'anto più che, dalla tabella riportata in appendice, risulta che complessivamente gli elettori delle borgate nel 1953 hanno dato al PCI il 23,5% dei voti e nel 1958 soltanto il 22, 1 o/o; e se « le sinistre » sono passa te dal 32 al 34, 6 %, evidentemente lo si deve a un passo avanti compiuto dai socialisti: ma a questo riguardo sia il testo che la tabella sono poco chiari. Il problen1a dei rapporti di forza interni allo « schieramento popolare », nelle borgate romane come nelle cc coree » milanesi, è comunque fondan1entale, e meriterebbe di essere approfondito, anche alla luce dei risultati elettorali delle ultime l< amministrative » : si tratta di sapere infatti se è vero che la politica autonomistica fa perdere voti ai socialisti, e in quali strati dell'elettorato; e si tratta di sapere se effettivamente l'aumento dei voti fatto registrare dai comunisti nelle recenti elezioni è dovuto alle migrazioni dal Sud al Nord del paese. Sappiamo che Berlinguer e Della Seta non si sono posti, e magari non potevano porsi, questi interrogativi; ma risulta evidente che la loro inchiesta è dal punto di vista della geografia elettorale assai insoddisfacente. Un'ultima considerazione si deve fare a proposito della cc fuga dalle campagne», poichè Berlinguer e Della Seta prendono le mosse proprio da questa implicita definizione del fenomeno di esodo rurale che è in corso nell'Italia contemporanea, e che investe specialmente il Mezzogiorno, e polemizzano con chi ha giudicato tale esodo « una manifestazione di civiltà progrediente ». È una polemica troppo facile, e anche infondata: l'esodo rurale resta una cc manifestazione di civiltà progrediente » negli impulsi che lo determinano, anche quando sue destinazioni, per le insufficienze della politica dei governi 123 Bibiiotecaginobianco
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