Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

testo è caduto sulla mia scrivania più o meno in unione con il Suo articolo) sul numero di «Bancaria» del settembre '60. Accoglie uno scritto di Francesco Vito, economista non certo sospettabile di eccessive simpatie verso gli industriali (in linea di fatto ha diretto, ch'io>sappia, quasi tutti i congressi di studio della CISL). Egli, trattando dell'impresa pubblica, distingue chiaramente fra quella di tipo inglese (che abbraccia un intero ramo di produzione); quella che opera nei paesi veramente sottosviluppati, come l'India; ed infine l'impresa pubblica italiana. A proposito di questa ultima, egli scrive: « Là dove l'impresa pubblica si trova a competere con le imprese private è difficile che possa adempiere ad una funzione sostanzialmente diversa da quella che si attende dalle imprese private »; ed un poco più innanzi aggiunge ancora: « Ai fini di un rapido e durevole sviluppo delieconomia (italiana) sono di gran lunga preferibili gli strumenti normali della politica • economica, che vanno dal campo monetario e creditizio a quello degli {) in-i;estimenti; da quello salariale a quello del commercio estero; da quello del controllo dei prezzi a quello fiscale » . j Per quanto mi riguarda, queste ultime parole esprimono bene il mio pensiero. Posso confidare che esprimano anche il Suo, quando Ella avrà meditato sui differenti t-ipi di imprese pubbliche; e forse si sarà soffermato su quanto ho premesso circa la necessità di f armare una nuova classe dirigente, soprattutto attraverso l'educazione e l'esempio? Mi scusi questa lunga lettera. Mi voglia credere per il Suo Milano, novembre 1960 CARLO FAINA La lettera che il dr. Carlo Faina, Presidente e Amministratore Delegato della « Montecatini », ha avuto la cortesia di inviarci, intervenendo autorevolmente _in quella discussione di politica meridionalistica in cui la nostra- rivista è impegnata da anni, ci obbliga a precisare ancora una volta il nostro pensiero circa alcuni punti che si ritrovano in tutte le polemiche cui siamo stati costretti fìnora; e forse ne risulterà che sono minori di quanto non sembri a prima vista i motivi di dissenso fra le tesi del meridionalismo democratico e quanto vanno sostenendo gli industriali più aperti e illuminati che operano responsabilmente nel nostro paese. D'accordo sulle premesse e sui fìni della politica meridionalistica, che è quanto dire sulla necessità di colmare il divario fra Nord e Sud 115 BibliotecaGino Bianco

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