LETTERE AL D !RETTO RE Gli industriali e il Mezzogiorno Egregio Dottore, non si sorprenda per questa mia lettera. Seguo da tempo, con vivo interesse, quanto Ella va scrivendo attorno al modo migliore per sollevare il 1iostro Mezzogiorno. Ora, poichè ho spesso risco1itrato nei Suoi scritti solidità di ragionamento e serenità di giudizio, ne sono indotto a rivolgerLe questa mia. Essa, in particolar moclo, fu destata dal Suo articolo.· « Le formule liberiste non bastano più », pubblicato su « Il Gi,orno » del 28 Ottobre. Ma non è solo a questo testo che intendo rivolgermi; bensì al complesso del Suo modo di considerare la politica economica italiana, in favore del Mezzogiorno. Pertanto mi sforzerò, i1inanzi tutto, di porre in chiaro le premesse. Su di un punto siamo perfettamente a accordo.· non solo cioè sulr opportunità ma sulla necessità di condurre, nel nostro pa,ese, u1i'azione per colmare i divari economici fra Nord e Sud, vera jattura della 1iostra econ,omia e della nostra situaziorie politica. Le differenze di pensiero fra Lei e me riguardano dunque non i fini, ma i mezzi. E neppure tutto il complesso degli strumenti.· poichè, ad esempio, ci troviamo a accordo nel constatare che non si può durevolmente sollevare r area depressa meridioriale, senza un più intenso processo d'i11dustrializzazione. Le nostre clifformità di pensiero incominciano dove Ella asserisce che questo processo d'industrializzazione non può realizzarsi, senza ricorrere alle imprese statali: le quali raggiurigerebbero 11011. solo quello che l' industria privata non, seppe ottenere; ma anzi r otterrebbero ben più rapidamente. Le vicende della vita mi hanno condotto a guidare ed a stimolare razione della più importante impresa privata italian.a clie abbia partecipato realmente ed efficacemente alla lotta per aumentare il tenor di vita nel Su(l. La nostra attivvtà risaie addirittura al 1917. In quasi un 112 Bibiiotecagi nobianco
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