Nord e Sud - anno VIII - n. 13 - gennaio 1961

pure preso in co11siderazione. Il Congresso non ha mancato di farlo, affidando la trattazione di questa tematica ad un gruppo, eccezionalmente qualificato, di studiosi italiani e stranieri; e basterà farne i nomi, man mano che esporremo le loro tesi, per documentare ulterior1nente l'alto livello scientifico, il tono veramente europeo, raggiunto dal Congresso. « La politica delle potenze conservatrici nel 1860 » venne esposta dal prof. Frjedrich Engel J anosi mettendo a frutto i risultati di una estesa indagine condotta al riguardo negli archivi di Vienna, Berlino e dell'antica Pietroburgo, e cioè nelle capitali dei tre Stati che rappresentavano ancora la vecchia Europa della reazione, fondata sulla Santa Alleanza: Austria, Prussia e Russia. Noi non possiamo qui ricostruire nei particolari l'esposizione di Engel J anosi, tutta condotta con precisi, puntuali riferimenti ai documenti diplomatici del tempo; ricorderemo, perciò, quanto, a commento del discorso suddetto, osservò in un suo lucido intervento il prof. Franco Valsecchi. Egli chiarì come, in definitiva, l'Austria si fosse preoccupata, messa di fronte agli avvenimenti della rivoluzione italiana, di ricostruire il fronte delle potenze conservatrici, che s'era infranto con la guerra di Crimea; ma non potè uscire dal suo isolamento politico e non potè di conseguenza intervenire a mutare il corso del movimento di unificazione della penisola. Su « La Francia e gli avvenimenti italiani del 1860 » parlò il professor J acques Godechot, che aveva studiato l'argomento sottopendo ad un accurato esame gli archivj della corrispondenza diplomatica consacrata a quegli avvenimenti nel Ministero degli affari esteri a Parigi, ed integrando la sua ricerca con l'attenta lettt1ra dei giornali del tempo, dei rapporti dei prefetti e dei procuratori generali, e deile corrispondenze private reperibili nell'ambiente della corte imperjale, per cercare di cogliere l'attitudine dell'opinione pubblica francese e dello stesso Napoleone II al riguardo. Ne è risultato un quadro di cartesiana chiarezza per q11anto almeno è consentito a'll'opera dello storico. Il Godecl1ot ha, infatti, collegato la sua indagine a tre punti salienti, rappresentati dalle tre crisi principali che segnarono in Italia, e di riflesso in Europa, quell'anno fatale per la composizione del nuovo equilibrio europeo. Esse furono: la prima, il problema della annessione dei ducati dell'Italia centrale al Regno di Sardegna, problema congjunto a quello della cessione di Nizza e Savoia alla Francia; la seconda, la spedizione dei Mille, e la conseguente liberazione del regno delle Due Sicilie, destinata a mutare radicalmente la situazione politica e strategica del Mediterraneo; la terza, infine, l' occt1pazione militare delle Marcl1e e dell'Umbria, che segnò il momento della raggiunta unificazione fra il settentrione e il mezzogiorno d'Italia. In relazione a ciascuno di questi avvenimenti decisivi, il Godechot ha mostrato le dubbiezze della politica napoleonica e dell'opinione pubblica francese, almeno per quella sua parte qualificata, costituita dai giornali di diversa tendenza, e dai suoi interpreti più significativi, scrittori ed uomini politici. Una comunicazione al Congresso, attesa con particolare curiosità, 109 Bibiiotecaginobianco

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