Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

sostanziale tra i progetti dei trattati elaborati prima della caduta della C.E.D. all'Assemblea nazionale francese e quelli seguiti al rilancio di Messina. Come si è visto, non abbiamo nessuna 11ostalgia per il trattato della C.E.C.A. in sè e per sè e siamo anzi portati a rivedere la tesi corrente che esso si contrapponga· al trattato del M.E.C. per una sostanziale caratteristica di sopranazionalità, che sarebbe carente nel secondo: ma tutto ciò non ci induce a trascurare le differenze tra il clima politico in cui nascevano i testi del 1952-1953, quello in cui aveva· luogo il rilancio messinese ed il clima politico attuale. Le strutture prefederali messe in opera in tanto possono rispondere efficacemente agli scopi per cui sono state create in quanto esista una chiara' volontà politica di giungere rapidamente alla unità federale dell'Europa: ed è i11co11testabileche tale volontà emergesse, con un suo peso di opinione partitica e non, negli anni cl1e videro i tentativi per la Comunità europea di difesa e per la Comu11ità politica europea. Non emergeva sempre dai testi (anche se è doveroso ricordare l'art. 38 della C.E.D.) ma risultava comu11que dall'impegno di alcuni grandi leaders, colpiti più di una volta dalle proposte dei carbonari dell'europeismo. Così si spiega la drammatica, angosciata reazione di De Ga'Speri di fronte alla caduta della C.E.D.: una crisi politica ed ideale che gli europei hanno percepito, a parte l'impressione del momento, solo negli anni successivi e con ritardi psicologici, che si trascinano fino al 1958. Infatti, :Hnoall'avvento di De Gaulle al potere, c'era la speranza che almeno una parte del te1Teno perduto con la fine della· C.E.D. e non riconquistato con j nuovi trattati dell'EURATOM e del Mercato comune, potesse essere recuperato. 11a l'avvento di De Gaulle ha messo decisamente sulla difensiva l'Europa della· Comunità (quanto a sforzi di unificazione politica·) ed ha fatto realizzare anche ai federalisti meno disposti al pessimismo i limiti della situazione. Chi volesse oggi rendersene conto non avrebbe che a rileggere quanto scriveva due anni fa Daniel Villey in una equilibrata valutazione del nuovo trattato sul Mercato comune (Le Marché commuri dans r optique européenne, in « Rev. d'economie politique », gennaio-febbraio 1958, pagg. 10 e ss.): nessuna o quasi delle condizioni che egli prospettava per un rendimento « politico » dei nuovi istituti si è fin qui verificata. E quanto oggi appaiono sfumati i profili della unificazione politica dell'Europa conferma a~che se ve 11e fosse bisogno, un passo della dichiarazione comune· adottata 1'11 luglio 1960 dal Comitato d'azione per gli Stati Uniti d'Europa (o Comitato Monnet); citiamo da pag. 7 in cui si ac94 Bibliotecaginobianco

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