difficile e decisivo intor110 al quale tutti i politici dell'integrazione fanno prudentemente un lungo giro. Questo poco sarebbe nè più nè meno di t1n organismo istituito in comune e capace di decidere e di regolare in caso di contrasto i rapporti vitali interni tra gli stati membri, e di definire e rappresentare una comune politica estera; tutto il resto è accessorio. Ma è altrettanto impossibile che l' « imponente confederazione » sia un sistema autosufficiente, chiuso verso l'esterno, poichè la sua sicurezza non riposa sulla sua forza esclusiva ma sulla grande alleanza dell'Occidente; perchè essa non è tutta· l'Europa, ma al massimo il nocciolo intorno al quale si raggrupperanno le zone limitrofe del resto dell'Europa, senza dissolversi in essa; perchè una politica valida di sviluppo per l'Eurafrica è possibile solo se essa supera, associandosi all'Inghilterra in una' impresa comune, i confini artificiali dell'epoca coloniale, i quali continuano ad esistere come zona del franco e zona della sterlina; perchè la piccola Europa, la grande Europa, il Commonwealth e la Comunità Atlantica so110talmente inca·strati l'uno nell'altro, che ogni nuovo raggruppamento più compatto deve necessariamente inserirsi nel complesso sistema esistente del mondo libero, che non è più un sistema di stati secondo il classico modello et1ropeo, ma un sistema articolato in più gradi di comunità sopra- e internazionali. Il Mercato Comune svolge un inestimabile lavoro di pulizia nel sottobosco piccolo-europeo; ma se l' « Europa » si limitasse al cordone doganale comune dei Sei, avrebbe trovato il più inadatto simbolo della sua unità che si potesse immagina'fe. (Trad. dal tedesco di Giuliano Rendi) 88 Bibliotecaginobianco
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