Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

• i membri del MEC non vogliono che questa istituzione possa nuocere agli altri pa·esi europei; e noi abbiamo fiducia che si possa giungere ad un compromesso tra i diversi interessi contrastanti. È necessario, però, che le nazioni che si associano conservino l'impronta della loro propria personalità, e che la via da percorrere sia quella di una collaborazione organica, nell'attesa di giungere ad una imponente confederazione. La Francia, per quel cl1e la rigt1arda, ha riconosciuto la necessità di quest'Europa Occidentale, che fu un tempo il seg110dei saggi e l'ambizione dei potenti, e che appare oggi una condizione indispensabile all'equilibrio mondiale ». Da allora, come sempre quando l'oracolo parla, gior11ali e cancellerie si stillano il cervello per afferrare il significato delle sue parole. E dal momento che og11iiniziativa europea, per una legge non scritta, non può venire se non da Parig( la congiuntura europeistica è stata· determinata non meno che dal rannuvolarsi o dal rasserenarsi del Cremlino, dalle oscillazioni dell'anima francese tra fiducia' ed incertezza, tra la pretesa di guidare l'Europa e il timore di << scomparire nell'Europa ». l11Francia, da quando Cl1arles De Gaulle è monarca, regna rautosufficienza incar11ata, e l'Europa dei Sei è, semmai, troppo piccola, non . troppo grande, per lui: sarebbe stato sorprendente se la Quinta· Repubblica si fosse accontentata del ruolo di guardiano del Graal dell'ortodossia integrazionista e dei trattati di Schumann e di Mollet, che furono un tempo aspramente combattuti dai seguaci del generale-presidente. Tuttavia, grazie al principio, così abilmente applicato, di non fissare mai in parole ciò cl1e il futuro mostrerà, De Gaulle ha reso sempre la vita difficile ai suoi esegeti. Già il suo stile e la sua prosa sono pieni di tra·- bocchetti per chi deve tradurli: non si può riprodurre aderentemente la sfumatura di quell'equanime « en attendant d'en venir, peut-etre, à une imposante confédération ». E d'altra parte quella distinzione tra · federazione e confederazione, che i francesi brandiscono così cavillosamente, si dimostra, ad una valutazione storica realistica, uno sforzo inutile di costruire come dottrine contraddittorie due stadi del processo di integrazio11e, che rientrano l'uno nell'a·ltro: la Confederatio Helvetica, ad esempio, non l1a sentito nessun bisogno di mutare nome, quando da confederazione è diventata federazione! Comunque ciò sia, De Gaulle medesimo non è integrabile se 110n come monarca europeo a vita; l'integrazione fu11zionale o istituzionale, atlantica o europect, questo svuotamento sotterraneo della sovranità dei singoli stati a partire dalle infrastrutture, è sempre stato 68 Bibliotecaginobianco

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