Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

vole di aver usurpato le altrui fortune elettorali, oltre che con la speranza che l'unificazione con le province orientali, dove il protestantesimo era largamente maggioritario, avrebbe spezzata l'alleanza di cattolici e protestanti nella CDU, assicurando loro il voto dell'elettorato non cattolico. E questi calcoli si alimentavano, poi, delle memorie del Kulturkampf, dell'intermezzo della lotta accanita di Bismarck e dei liberal-nazionali del suo tempo contro il Centro cattolico, le quali memorie aiutavano a dare ai liberali la consapevolezza che il contrasto loro col partito di Adenauer era addirittura un contrasto sui primi principi e che, pertanto, essi, e non altri, erano gli autentici difensori della nazione germanica di sempre. Ma quello dei liberali tedeschi fu, tra l'altro, un calcolo sbagliato anche sul piano più immediatamente tattico: chè, mentre una politica economica avveduta, dirigistica nella sostanza pur se liberale nelle apparenze, toglieva dal loro arco molte frecce, sulla loro sinistra le tesi nazionalistiche erano fatte valere, con ben altra forza, dalla socialdemocrazia, la quale, proprio perchè immune da colpe di collaborazione col nazismo, poteva assai più spregiudicatamente insistere su quelle tesi. In conseguenza, il FDP non ebbe nè quelle fortune elettorali cl1e sperava nè quell'influenza politica che si riprometteva: il suo sogno di condizionare la politica estera della Germania Federale andò in frantumi nel '53, la sua forza e il suo peso politico furono dimidiati da una scissione, e finalmente il suo isolamento apparve chiaro allorchè perfino la socialdemocrazia sembrò attenuare la sua opposizione alla politica europeistica. Giova aggiungere per completezza, tuttavia, che il nazionalismo dei liberali tedeschi e la ,loro avversione alle iniziative federalistiche riuscirono assai meno efficaci del nazionalismo delle forze politiche ad essi corrispo11denti altrove, in Francia ad esempio. Chè nella Germa11ia Federale la direzione della politica estera restò sempre saldamente nelle mani del Cancelliere Adenauer, il quale aveva un'esatta visione .globale dei problemi, si rendeva conto che il destino del suo paese e la sopravvivenza di esso come regime democratico passavano attraverso il superamento degli schemi e delle strutture nazionalistici; e che la sicurezza della Repubblica di Bonn dipendeva dall'integrazione di essa all'Occidente, la quale, a sua volta, si poteva verificare, a parità di diritti, solo se pregiudizialmente si fossero cominciate ad instaurare forme federative tra le nazioni dell'Europa occidentale. Adenauer, insomma, intese che il vero interesse della Germania si confondeva con la causa federalistica e per più anni ispirò la politica estera tedesca a tale intuizione, con 57 ·' Bibliotecaginobianco

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