sfondo continentale, come appunto avevano avuto quelle degli Stati Uniti degli anni '30. E forse, nel periodo di tempo qui considerato, il partito che con più coerenza - ad onta dei suoi contrasti interni - fece propria questa tematica e che con più i1npegno si sforzò di tradurla in concreta azione politica, fu il piccolo Partito Repubblicano, nel quale felicemente si fusero e si confusero, per un momento, le vecchie idealità mazziniane ed una più moderna e <1gguerrita ideologia politica ed economica. Fatto pure ogni debito riconoscimento all'effetto di fortunate congiunture, non si può negare che quel partito seppe pesare più di quanto la sua consistenza numerica non pot~sse far pensare, proprio per la consapevolezza di rappresentare una gloriosa tradizione e di incarnare idee nuove e giuste che ebbero i st1oi t1omini, per la forza morale che essi seppero spiegare allorchè furono impegnati nell'azione, per la capacità che mostrarono di saper persuadere e guadagnare alla loro causa leaders prestigiosi di altri, assai più forti, partiti, ed anche per il coraggio con cui, in momenti particolarmente agitati della vita nazionale, riscl1iarono l'impopolarità pur di perseverare nell'azione intrapresa, fiduciosi che i risultati a lungo termine li avrebbero ampiamente giustificati. E se qt1esti risultati non furono quelli sperati, ciò non si può imputare loro come colpa: chè le resistenze che dovettero affrontare e soprattutto le condizioni della lotta politica in Italia e l'ottt1sità 1!1ostrata in quei frangenti dal socialismo, specialmente da quello massimalista, furono veramente superiori ad ogni previsione, e parvero, per un momento, mettere in pericolo non solo e non tanto la politica europeistica, quanto la stabilità stessa delle istituzioni democratiche del paese. Il Partito Liberale propriamente detto, invece, non fu capace di esercitare una simile azion,e; e se sempre si profuse in proclamazioni europeistiche, queste non riuscirono mai a tradursi in azione concreta. Per molti anni il PLI, che s'era avviato alle elezioni del '46 con la segreta speranza (o illusione che si voglia chiamarla) che esso sarebbe emerso con la forza dei liberali prefascisti, restò con l'incubo delle sue disfatte elettorali e tentò ogni sorta di operazioni, sulla destra dello schieramento politico, in un tentativo disperato di riafferrare quelle fortune elettorali che gli erano sfuggite per sempre. Appunto dominato da questa idea cercò prima l'alleanza coi qualunquisti proprio quando questi erano nella fase discendente della loro fulminea parabola, e si lasciò irretire, poi, dalla sua stessa ala destra, che contava in tal modo di togliere il vento dalle vele del partito monarchico, nella polemica sulla revisione istituzio,iale; e non riuscì a cavare dall'una e dall'altra 55 Bibliotecaginobianco
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