può agevolmente intendere allorchè si pensi che in Italia è mancata sull'opinione e soprattutto sulle generazioni più. giovani la pressione psicologica in senso nazionalistico che ha invece esercitato in Francia la società culturale, è mancato un esempio che poteva parere glorioso imitare. Uomini diversi tra loro per età, per esperienze persoHali e politiche, ' per provenienza culturale, grazie a quel processo ideologico e politico cui abbiamo accennato, hanno costituito in Italia, tra il '45 ed oggi, un gruppo ' liberale' intransigentemente federalista. Si trattava, inoltre, di uomini che non militavano in nessu11 partito oppure che avevano aderito a tutti i partiti dell'arco democratico, dalla Democrazia Cristiana alla socialdemocrazia, con prevalenza, tuttavia, dei militanti del Partito Repubblicano Italiano e di quella che fino al '56 fu l'ala sinistra del Partito Liberale. La loro storia è la storia di un raggruppamento dai confini alquanto fluttuanti, che, malgrado lo scarso peso elettorale, ebbe, tuttavia 11n'influenza abbastanza profonda sull'opinione attraverso i movin1enti di cui i suoi membri facevano parte o attraverso gli organi di stampa di cui disponeva, insistendo st1ll'importanza dell'opzione federalista e sulle ragioni politiche che la suggerivano, sostenendo il peso maggiore della polemica comunista nei confronti della politica europeistica e delle istituzioni in cui questa si incarnava, riuscendo, finalmente, per qualche anno (almeno fino al '53), ad imprimere ai governi un forte slancio europeistico. E giova aggiungere che questa volta l'aggettivo « liberale n va inteso piuttosto nell'accezione anglosassone che in quella continentale: chè il liberalismo del gruppo federalista di cui abbiamo fatto menzione era un liberalismo radicale, che aveva, cioè, messo da parte la mitologia manchesteriana, che non arretrava innanzi ad 11na dottrina interventistica in economia ed assai audace sul piano sociale, che discerneva acutamente le contraddizioni e i punti morti delle strt1tture politiche, economiche e sociali ~el paese e denunciava coraggiosamente gli interessi che si annidavano dietro quelle contraddizioni e quei punti morti, e che intravvedeva in una serie di grandi riforme strutturali, concepite nel quadro di una gran,de area politica ed economica europea, la vera rivoluzione liberale del secolo ventesimo. Era, dunqt1e, ripetiamo, un liberalismo radicale, conseguentemente riformatore, che metteva a frutto le più recenti esperien:ce nel campo dello sviluppo economico e sociale, come ad esempio quelle del riew deal rooseveltiano, e che, insieme, discerneva la necessità di dare alle sue riforme un teatro più vasto di quello delle singole nazioni europee, tino 54 Bibliotecaginobianco
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