Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

della rivista, cioè, dei cattolici di sinistra, riscoprisse, qualche anno fa, propriç>nel momento delle più accese polemiche sull'Europa, l'ideologo Maurras e cui:asse un volumetto delle sue più belle pagine. Moltissima parte della cultura militante francese, anche quella che a prima vista sembra comunista o filo-comunista e che comunque si dichiara marxista, moltissima parte della cultura ufficiale (universitaria e accademica) è intrisa di ideologia nazionalistica: la stessa corrività ad aderire a posizioni neutralistiche degli intellettuali francesi è null'altro che una forma di nazionalismo rovesciato. Certo, a tutto ciò si possono trovare delle ragioni, e non è neppure molto difficile, e si può perfino dire che per questo suo sottofondo più o meno consapevole di nazionalismo ideologico la società culturale francese è più omogenea al paese; ma le ragioni non mutano in nulla il fatto, e le conseguenze del fatto. L'opinione pubblica francese ha trovato nei suoi jntellettuali una guida sostanzialmente nazionalistica, che l'ha condotta lontano, assai lontano dalle posizioni europeistiche. Con ciò non si vuol dire che certe formule di un De Gaulle (« l'Europe .des patries », ad esempio) o che la politica anti-europeistica di alcu11i governi francesi fossero un derivato politico di quegli atteggiamenti culturali: è esatto, però, che questi ultimi hanno creato l'atmosfera culturale favorevole a quelle formule e a quella politica, hanno dato loro una risonanza ed un sapore che nè le une nè l'altra avrebbero avuto se, proprio tra gli intellettuali, vi fosse stato un controllo critico più attento e spregiudicato. Taluni allineamenti tra cultura e politica, talune conversioni da destra e da sinistra di intellettuali e di politici su una piattaforma nazionalistica non sono certo casuali: François Mauriac non abbraccia il generale-presidente solo per volontà della Provvidenza! E proprio su questo punto dell'atteggiamento dei gruppi culturali più o meno impegnati si può rilevare una delle differenze di fondo b·a la Francia e l'Italia. Chè in Italia l'ideologia nazionalistica, per Io più d'importazione francese, dopo aver avuta una certa voga presso le cosiddette « avanguardie » letterarie ed artistiche negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, si confuse assai presto con la più rozza propaganda politica, divenne appannaggio del peggiore giornalismo e fu finalmente screditata, innanzi tutto sul piano culturale, dal fatto che i suoi maggiori sostenitori finirono col confonderla interamente con l'autoritarismo fascista. Proprio perchè essa dovette ad un dato momento fare i conti con quest'ultimo, la parte migliore della cultura italiana, militante o accademica che fosse, acquistò una sensibilità parti52 Bibliotecaginobianco

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