Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

che v'è stata un'unanimità quasi assoluta contro le posizioni federalistiche: tranne poche e per ciò stesso tanto più notevoli eccezioni, la cultura militante, che è fenomeno tipicamente francese, la grande cultura universitaria (quanti professori delle facoltà di diritto non si sono improvvisati teorici della sovranità!), gli accademici più o meno illustri, gli scrittori di grido, sono stati compatti nell'avversare la cc piccola eresia sopranazionale ». Le ragioni apertamente dichiarate di un ·simile atteggiamento erano naturalmente le più diverse: la difesa dell'individualità e dei caratteri tipici della nazione così co.me si eran venuti formando in una lunghissima esperienza storica, dai tempi del confronto tra Gallo-Romani e Franchi a quelli della Grande Rivoluzione; l'apologia dello stato nazionale come forma politica moderna ed intramontabile; l'orgogliosa coscienza di una missione di civiltà propria della Francia e che essa non avrebbe potuto più esercitare se la patria francese si fosse confusa con altre patrie; anche il timore che il livello di civiltà politica e di benessere economico, che si riteneva il paese avesse raggiunto, sarebbe stato notevolmente abbassato dalla fusione con nazioni che si tenevano più povere e più rissose. Ed è probabile che tutte queste ragioni, o alcune di esse, fossero sinceramente avvertite come determinanti di un impegno così sicuro e combattivo, pur se era almeno paradossale vedere i lontani eredi dei fondatori della république des lettres settecentesca avversare il cosmopolitismo in nome di quelle idee, con .le quali i romantici tedes.chi del tardo Settecento e del primo Ottocento avevano combattuto il cosmopolitis,mo della civilisation francese! A noi sembra, comunque, che il motivo fondamentale della polemica antifederalista della maggior parte della cultura francese sia stato un fondo 4 ' di ideologia nazionalistica, magari inconsapevole, ma non per questo meno forte. La Francia è stata uno dei pochissimi paesi d'Europa in cui il nazionalismo è stato anche un movimento cultt1rale di ragguardevole importanza, ed è stato, forse, il solo in cui la cultura nazionalistica ha raggiunto livelli notevolissimi di virtuosismo letterario: non si deve dimenticare che i tre quarti dei letterati francesi maturati all'epoca della prima guerra mondiale o negli a1111i '20 sono passati per l' Action Française. Tutto ciò ha fornito al nazionalismo come fatto politico, o anche semplicemente come stato d'animo politico, un'atmosfera culturale, lo ha circondato di un alone di ricercatezza letteraria, mercè dei quali esso ha potuto influenzare anche coloro che parevano dover restar.e come impermeabili ai suoi motivi e sordi ai suoi richiami: non è certo un caso · che un uomo come Jean-Marie Domenach, il redattore-capo di Esprit, 51 Bibliotecaginobianco

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