vinzioni europeistiche, a mostrarsi più nazio11alisti di quanto addirittura 110nfossero i11realtà. Il risultato era, appunto, cl1e il problema della . integrazione europea veniva misurato sui piccoli e miseri parametri della routine e degli interessi locali e sezionali, era continuamente subordinato ad altre questioni; ed anche quando qualche decisione, che rompeva con questa tradizione, era presa, essa non diventava mai cc dottrina » del movimento, non era mai assunta come l'opzione pregiudiziale cui dovevano adeguarsi tutte le altre. Così, coloro che temevano t1n avversario nazionalista nel loro dipartimento - ed erano in parecchi - erano più che disposti a metter da parte ogni più o meno sincera convinzione federalistica nel tentativo di conservare i voti; e quelli che si preoccupavano soprattutto della protezione alle colture di barbabietole o ai distillatori di alcool - ed erano i più - erano sempre pronti a concedere ogni cosa in cambio di quella protezione. In complesso, l'atteggiamento di indipendenti e contadini innanzi al problema europeo non fu mai nè unico 11èunitario, ed anche quando fu favorevole, fu depote11ziato dalla sua fiacchezza oltre cl1e dalla consapevolezza diffusa in tutti che non si potesse contare a lungo su di esso. Nè poteva essere altrimenti: poichè veramente quei moderati erano i rappresentanti autentici della Francia contadina, chiusa al progresso, immobile ed immobilistica, attaccata alla sua povertà protetta, ai suoi privilegi malthusiani, timorosa di ogni ventata di rinnovamentò, e che tuttavia si concedeva un Ersataz alla sua miseria ideologica in una epidermica nostalgia di grandezza nazionale, in una fatua e, al fondo, neppure molto sincera megalomania. I vigorosi e lucidi discorsi di Paul Reynaud restarono, ancora una volta, le esercitazioni di t1n profeta inascoltato. Nè molto diversa era la situazione all'altro estremo -dello schieraliberale, b·a i radicali e i radical-socialisti. E qui è opportuno premettere che questi ultimi non avevano più nulla di socialista (seppure 11eavevano mai avuto alcunchè) ed insieme no11avevano più nulla del partito: erano piuttosto una federazione di clientele locali e personali, che si raccoglievano intorno ad un leader prestigioso (come Herriot a Lione, ad esempio) oppure i11torno ad uomini che da anni, se non da decenni, erano insieme sindaci e deputati e che quindi racchiudevano in sè, nella poco lungimirante visione della provincia francese, l'alfa e l'omega del potere. Spazzati via dalle elezioni che si tennero immediatamente dopo la liberazione, le quali videro trionfare il Mouvement Républicain Populaire, i socialisti e i comunisti, i radicali ripresero una parte delle loro posizioni di anteguerra, allorchè si chiarì l'equivoco gollista e il MRP 48 Bibliotecaginobianco
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