oggi un'influenza decisiva, di fatti e d'idee, sui paesi in via d'evoluzione. È tipico a questo riguardo l'operato delle potenze europee rispetto ai loro possedimenti coloniali, dove essi, o i loro avversari, hanno installato non altro che delle singole copie degli stati nazionali dèlla madrepatria, con l'investitura « nazionale » dietro alla polizia e all'esercito, al posto dell'investitura dall'alto. Non importa che dietro a queli stati chiamati nazionali non ci fosse nullla di quel che ha caratterizzato il lungo processo dello stato nazionale europeo, ma semplicemente un'amministrazione di tipo europeo funzionante per un tempo abbastanza lungo da poter creare la cornice burocratica d'ogni stato di tipo moderno. Gli Stati nuovi si battono già per le stesse realtà irreali, o per meglio dire incomplete, per cui si battevano gli stati europei nazionali: per il « Congo uno e indivisibile », come la Francia giacobina, per la Guinea e il Ghana indipendenti, per la federazione del Mali. In nessuno di questi stati è riuscito il regime intermedio che sarebbe apparso il più ragionev,ole per territori di vecchia influenza europea, l'unione federale con l'antica madrepatria. In qualche caso (Africa Centrale, Malesia, Caraibi) gl'Inglesi hanno tentato con vario successo fragili federazioni locali per risolvere problemi di convivenza di razze; ma in nessuno sono entrati ardita1nente a parte di combinazioni di questo genere, limitandosi a disancorare da Londra la formazione politica risultante quando le cose parevano mature. E, dietro i nuovi stati cosidetti nazionali, urgono le stesse realtà che urgevano in Europa, le stesse realtà che superavano la realtà nazionale e la mettevano in crisi: il sistema comunista di gerarchie di stati cui è parallela una gerarchia di partiti; l'influsso americano che spinge al progresso tecnico, al superamento della condizione umana primitiva, ma non ha altro strumento internazionale che quello aleatorio dell'intervento economico, spesso sequestrato a proprio vantaggio e deviato dai suoi fini internazionali dalle grandi industrie, troppo potenti per tollerare lo sviluppo non distorto e autonomo del piccolo stato; il razzismo; il regime q.i massa attorno alla persona-idolo. Non è un caso che questi influssi non abbia110 trovato una cornice entro cui svolgersi : cl1e gli stessi progetti di federazioni africane o afroasiatiche, anzichè avere basi di comune civiltà e di consolidamento politico, abbiano a fondamento impulsi confessionali o razzisti. Attorno all'Europa giacciono le carcasse dei regimi e delle idee seminate dall'Europa: resti dello statalismo giacobino, con temperamenti oligarchici (e sono i più, perchè l' espansio,ne europea, Inghilterra a parte, appartiene al secolo di quelle istituzioni); regimi di massa e di partito 41 Bibliotecaginobianco
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