non assicurava che a briciole una decente sistemazione, ad agitare il problema. Le espulsioni dall'Egitto e dalla Tunisia - date le speranze di buona amicizia con gli Arabi nutrite dai nostri governi - sono anch'esse cadute nel vuoto sentimentale. Se poi si pensa alla gravità massiccia del problema costituito dalla spartizione e dalla parziale distruzione della nazione tedesca, alla massa di undici milioni di profughi che han dovuto trovar sistemazione nella Germania Occidentale, alle famiglie separate, ai contint1i contatti tra le due parti della Germania Occidentale e Orientale e alla situazione di Berlino, si deve convenire che anche in Germania il puro nazionalismo - quello di massa - è una molla per il momento non funzionante. Certo, tutte le parole d'ordine ufficiali sono per la rit1nificazione, e intensa è la concorrenza tra i partiti politici per giovarsi della propaganda; ma non sembra ci sia una passione paragonabile a quella che scosse la Germania all'epoca dell'occupazione della Rul1r o del conflitto con i Polacchi per l'Alta Slesia. Sarebbe davvero interessante vedere quanto del platonico interesse per il problema sopravviverebbe a un rinnegamento ufficiale di esso, se fosse possibile. Ecco dunque la situazione. Ma allora, che cos'è questo nazionalismo che si interpone a ogni sforzo di federare l'Europa, di superare le barriere che impediscono la creazione di strumenti atti a dare di nuovo alle decisioni prese dagli Europei affìcacia adeguata, per i loro paesi e per il mondo, allo sviluppo e al peso economico e culturale della regione? Non credo sia difficile riconoscere il nemico. Guardiamo quel che è accaduto nei vari paesi quando si è posta una scelta politica tra l'Europa e lo stato nazionale esistente. Che è accaduto in Francia negli anni della democrazia del dopoguerra, quando il problema fondamentale del paese era di sistemare l'eredità imperiale e di grande potenza lasciata dalla Francia del secolo XIX e sopravvissuta in termini formali alla grande crisi del continente? Forse che c'è stato un grande movimento di massa - giacobino, o sciovinista, o razzista - che si opponesse con orrore alla liquidazione del passato, che rigettasse la fraternità tra vinti e vincitori, che assegnasse nuove frontiere alla Francia come suo fine fondamentale? Nulla di tutto questo: c'è stato invece - assieme con la dose normale di meschinità e di amore del quièto vivere che dura in ogni tempo, ma che è nascosta dai più vistosi movimenti - un costante lavorio 35 Bibliotecaginobiancq • ✓ . .
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