Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

al loro pubblico: si accontentano di essere più clamorosi dei governanti conservatori nel proclamare la loro fedeltà .all'Occidente, la loro avversione al comunismo e altri principi che nulla hanno a vedere con il nazionalismo. La conquista del mondo, o semplicemente di una posizione mondiale, il « grande nazionalismo » totalitario del periodo 1930-1945 è finito. Ma anche il piccolo nazionalismo, 11ei suoi motivi profondamente popolari, è finito davvero. A chi lo prendesse sul serio dovrebbe bastare, per disingannarsi, qualche esempio. Abbiamo visto la Sarre, per esempio, liberamente volgere le spalle alla Germania fino a che questa era un paese occupato, misero, cancellato dalla faccia delle potenze e tornare a essa come per incanto qt1anto la Germania di Bonn riprese la sua posizione economica e politica. Abbiamo conosciuto vampate di separatismo in Sicilia o in Val d'Aosta fino a che dietro a esse stavano potenze interessate e l'Italia era nella condizione incerta di paese che attende una sentenza di condanna più o meno grave; i movimenti si sono dissolti come nebbia al sole poco dopo, e si sono ripresi in tono minore solo per ragioni di politica interna. L'opposto per quel che concerne l'Alto Adige : un partito locale ammantato di nazionalism-o accetta un compromesso quando l'aiuto che pt1ò ricevere dal di fuori (Austria, paese occupato) è debole, e torna ad asserire con vigore i suoi diritti solo quando questo paese, reso disoccupato in politica estera dalla neutralità impostale dalle grandi potenze, decide di non aver meglio da fare. Ma l'esempio che forse meglio illustra la dissoluzione del nazionalismo, anche nei suoi limiti di volontà d'unire i parlanti lo stesso linguaggio sono le vicende dei cc problemi nazionali » italiani dopo la fine della guerra. La stampa - e l'assieme del grande pubblico italiano - ha difeso con molto calore la sorte delle cc nostre colonie » fino al giorno in cui non gli è stato detto dal governo che esse erano perdute, e che ciò rappresentava un grande contributo italiano alla I civiltà. Dopo l'assegnazione del mandato somalo, per un bel po' di tempo si è andati innanzi sottolineando l'importanza del paese per la nostra influenza in Africa; negli ultimi anni ci si è preoccupati solo del fatto se restava o no un buon ricordo di cc noi » tra gl'indigeni; e tutti soddisfatti ugualmente. Chi ricorda più le violente dimostrazioni antiugoslave dei momenti della tensione per Trieste? Oggi della J ugoslavia nessuno parla se non per dire bene, malgrado che il problema dei profughi giuliani - per sè abbastanza amaro - si prestasse, con la presenza di questa minoranza cui la nostra tradizionale incapacità 34 Bibliotecaginobianco

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