i Nazionalismo 1960 di Aldo Garosci Chi cerca oggi in Europa il nazionalismo non si trova dinanzi a fenomeni vistosi e grandiosi, come quelli cl1e hanno caratterizzato il secolo scorso e la prima metà del presente. Se accettiamo per un momento la distinzione classica della dottrina italia11a, tra principio nazionale, fonte di energie morali e positive, e nazionalismo, origine dei mali peggiori, ben poco dell'uno e dell'altro troviamo nel 1960 che sia paragonabile a quel che avremmo trovato un secolo, mezzo secolo o ·~n quarto di secolo fa. Un secolo fa, la passione nazionale sconvolgeva un equilibrio secolare, metteva in causa la legittimità delle dinastie, avviava l'Italia e la Germania a div,entare stati unitari sul modello delle più vecchie monarchie francese, inglese e spagnola; vecchi stati regionali venivano spazzati via e l'uso di linguaggi popolari qt1asi dimenticati come mezzo di comunicazione tra le classi colte dava nuovo lustro a élites di fresco emerse dalle nuove borghesie o dalle classi contadine. Era un grande movimento senza dubbio, anche se co·n il senno del poi si possano vedere le ragioni dei suoi critici reazionari, dai Metternich ai Thiers e ai Proudhon; per me non me la sento di ri,nnegare un movimento che ci ha fatti quali siamo, con tutti i nostri difetti infinitamente migliori delle sonnolente società della Germania o dell'Italia municipali, elogiabili soltanto da chi preferisce che la vita non sia a chi vuole la vita, com'è, e non può non volerla accompagnata dalla mo1te . .E il principio nazionale - quello comunque considerato nei libri, alle sue origini, buono, positivo - era naturalmente accompagnato •dalla • sua morte, che non era poi altro se non il suo limite naturale. Una morte ch·e, come tutte le morti delle cose vive, è durata a ·1ungo, quasi un 31 Bibliotecaginobianco
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